Stemma Pisogne Pisogne
Pisognesi (Màia òe, Sbògia butighe)
8.145 (anno 2012)
SUP. COM. Kmq : 48 H.m.: 187 s.l.m. Prefisso Tel.: 0364
Da BRESCIA e BERGAMO
Km.
43
Da MILANO
km.
92
FRAZIONI
Fraìne, Gòvine, Gratacasolo,
Grignaghe, Passabocche, Piazze,
Pontàsio, Sonvìco, Tolìne.
CAP. : 25055


Panorama del Paese 2 (31 K)
La sponda nord del lago d'Iseo
Panorama del Paese
Affreschi nella chiesa di S. Maria della Neve (40 K)
IL NOME:
Pisogne (Pisògne) - Curia Pisonearum (dal 1000 al 1200) - Pisognis (nel 1200). Il nome Pisogne deriverebbe dal cognome romano "Piso", questo è testimoniato in alcune lapidi (tre, ritrovate in loco) dal patronimico, sotto la forma di "Pisone". Atri studiosi di toponomastica invece, pur concordi che il nome abbia origine in epoca romana, lo fanno discendere dal nome gentilizio "Pisonius".
Fraine (Fraìne) a m.825, frazione a nord-est del capoluogo, sul versante sinistro della valle di Gratacasolo. Il nome potrebbe derivare da "fràssino" pianta che cresce nel piano ma anche fin oltre i mille metri. Nel basso latino vi era un "fraicinus" per "fraxinus" da cui forse ne derivò "frainus". L'etimologia potrebbe essere anche in "fràina" (erba) o dall'antica voce dialettale "fràina" (voragine). Nel territorio di Artogne, confinate con quello di Pisogne si trova anche il sito Frassineto, consimile etimologia.
Góvine (Góen) a m.190, frazione a sud-est di Pisogne in riva al lago. Sopra l'abitato, da una caverna del monte, esce un torrente che dà origine ad una bellissima cascata visibile dal lago, già segnata su alcune mappe del 1750. Il nome deriverebbe proprio da Cùen (caverna) o dal nome etrusco "Cuvina".
Gratacasólo (Gratacasöl; Gratacadöl) Gratacasolo (s. XIII) Grata Casolo (s.XV) a m.202, poplosa frazione di Pisogne, verso nord-est allo sbocco della valle omonima. Casöl suona come diminutivo di casa, con l'aggiunta di "grata" per graticcio o palafitta. Nel secolo XV si scriveva Grata Casolo e si pronunciava "Gràta Càsolo" (ora è uso corrente pronunciare Gratacasòlo). Palafitte e graticci si ponevano ad imbrigliare i torrenti e la zona era particolarmente ricca di vallette e rigagnoli che confluiscono poi, in pianura nel vicino fiume Oglio.
Grignaghe (Grignaghe) a m.909: frazione ad est e sopra Pisogne il cui toponimo potrebbe forse derivare da un ipotetico Grinniacus da Grinnius o Agriniacus da Agrinius, in forma di femminile plurale. E' segnalato anche il toponimo Grigna (Val Grigna e torrente Grigna nella media Valle Camonica tra Bienno ed Esine).
Passabocche (Pashabóche) a m. 1.280, frazione montana ad est di Toline, alla testata di valle del Duanello. "Pash" (passo) e "bóca" (bocca), voci, abbastanza diffuse, della nomenclatura alpina.
Piazze (Piashe; Plashe) m.1.150: frazione a sud di Fraine: Plàtea (piazza), in dialetto locale "piàsha" (spiazzo).
Pontasio (Pontàsh) m.665: frazione a sud-est di Pisogne e a sud di Grignaghe. Il toponimo deriverebbe da "Pontà", termine dialettale per "salire a fatica" ma "pontash" è, sempre in dialetto, l'atto di appoggiarsi ad un bastone o la definizione di un ponte malandato.
Toline (Toline) m.200: antica frazione a sud-ovest di Pisogne, posta a margine della vecchia ex SS 510, la rivierasca che costeggia il lago d'Iseo. Il toponimo dovrebbe derivare dalla voce lombarda "tolline" o "tulìne" che identifica una piccola padella o recipiente per cottura.
Sonvico (Shonvìch) dal latino "Summo vico" a m. 700: a nord-est di Pisogne sul fianco destro della valle di San Martino. Sovik potrebbe indicare anche la parte alta di un villaggio.


LA STORIA :

    In questa terra, estrema propaggine sud della Valle Camonica (e amministrativamente posta nel comprensorio del Sebino), terra di confine tra le montagne, il lago e le vaste pianure acquitrinose che caratterizzavano tutto l'antico fondo valle, la presenza dell'uomo in epoca preistorica è testimoniata dal ritrovamento di una piroga (carbonizzata) che fu ritrovata a Neziole. Anche alcune incisioni rupestri restano valida testimonianza del passaggio degli antichi cacciatori che dalle grandi pianure del Po erano risaliti lungo i ripidi pendii e gli stretti valichi per giungere nelle nostre valli ricche di selvaggina ma ancora disabitate.
    Al periodo Romano risalgono invece alcune armi rinvenute in tombe scoperte a Gratacasolo. Allo stesso periodo sono databili anche alcuni tratti di mura a Sonvico e il primario tracciato della via Valeriana che i Romani resero operativa dopo la loro conquista che si era consumata durante la grande guerra Retica, voluta dall'imperatore Augusto. Era il 16 a.C., quando il Proconsole Publio Silio, dopo aver occupato la vicina Valtrompia, passando dalla val Palot e da Zone, era sceso per queste terre per dilagare nella piana prospiciente l'attuale Pisogne per marciare contro i Camuni. Non è provato, ma si tramanda, che fu proprio sulle anguste pendici delle montagne che stavano a picco su Pisogne e Piancamuno che si svolse la battaglia decisiva per la conquista romana della Valle Camonica: fu certamente una furiosa mischia e i Camuni dovettero combattere con coraggio e ardore tanto da meritare il rispetto dei Romani che solo in questo caso non procedevano al sistematico e totale annientamento fisico delle popolazioni vinte.
    Pisogne, come tutto il resto della Valle dei Camuni e di altre terre circonvicine, divenne parte integrante della Res Publica Camunnorum, che, percorrendo anche la riva orientale del lago d'Iseo, scendeva fino a Sulzano e saliva fino al monte Tonale.
    In epoca post romana e barbarica, specialmente sotto la lumga dominazione Longobarda, durata quasi 500 anni, le "terre" di Pisogne furono unite in una unica amministrazione politico-religiosa, in un pago con la vasta pieve di Rogno, sulal opposta riva dell'allora lago che era ancora presente almeno fino a Montecchio. Staccatesi da quella antica Pieve, Pisogne, acquisendo il fonte battesimale, come parrocchia propria, divenne autonoma con diritto di riscossione di decime. I Benedettini, ai quali una bolla papale del 1100 attribuiva vasti possedimenti in queste (allora inospitali) terre (in questa zona avevano beni e riscuotevano prebende anche i delegati del monastero della Valle Ombrosa di Acquanegra), bonificarono, seguendo i metodi di lavoro dei monaci di Tours nel resto della bassa Valle Camonica, la vasta pianura alluvionale che era sempre stata ricoperta da acque e dalle insalubri paludi che erano l'estrema propaggine nord del Sebino (che a quei tempi si estendeva ben più a nord delle attuali sponde). Queste terre divennero particolarmente fertili e furono coltivate con piante da frutto e graminacee (farro, grano, orzo ecc) che non erano mai state molto diffuse nella nostra valle.
    La posizione strategica di Pisogne, a cavallo della sponda nord-est del lago d'Iseo e alle porte meridionali della Valle Camonica, portò il borgo ad acquisire una notevole importanza militare ed economica testimoniata, in epoca medievale, dalle possenti mura, la cui estensione è ancora valutabile dalle porte ancora intuibili in via Torazzo, in via Monti e in via Capovilla. Pisogne, fin dal 1205, fu feudo del Vescovo insediato a Brescia che teneva in loco un suo delegato col titolo di "Commissario Curiale". Da documenti ufficiali della stessa Curia vescovile, che aveva esteso il proprio dominio politico-militare-religioso anche su gran parte della Valle Camonica, risultava che nel 1270 Pisogne, con il suo porto, era punto nevralgico per il commercio di grandi quantità di legname tagliato nei vastissimi boschi della media e alta valle. Questo legname, in tronchi e fustelle lavorate, veniva imbarcato e trasportato con grandi chiatte al porto di Iseo e trasferito poi all'importante mercato di Rovato che era lo sbocco commerciale di tutta la zona.
    Anche la popolazione di Pisogne fu coinvolta più volte nelle furiose e secolari faide e diatribe tra i sostenitori della Curia Bresciana e dell'Impero e, dopo una delle tante e cruente ribellioni camune, guidata dalla famiglia ghibellina dei Federici (1288-94), il Vescovo reagì duramente e, con l'aiuto di un forte contingente di uomini armati, occupando militarmente alcune rocche e case fortificate, sottopose tutta la valle alla giurisdizione, con potere di direttemante giudicare, di un suo delegato che prese il nome di Podestà di valle. Questa "giurisdizione amministrativa" del questo Podestà iniziava a sud proprio a partire dal paese di Pisogne, nelle cui proprietà terriere era stata, già dal secolo precedente, infeudata la potente e ricca famiglia dei Brusati. Probabilmente a causa di alcune antiche donazioni contestate e forse anche per gli infeudamenti ad alcune famiglie della piccola nobiltà locale che avevano avuto delle diatribe per delle eredità contese nella zona, i Pisognesi, nel 1299, con atti notarili vollero rivendicare quelle terre oltre l'Oglio che erano state donate, dallo stesso Vescovo di Brescia, nel 1205, alla comunità.
    Per limitare questi numerosi scontri che costellavano la storia (non solo di Pisogne ma dell'intera Valle Camonica) e che rendevano incerti i confini e le proprietà e anche per giungere a capo dell'intricata e contestata questione furono nominati dal Vescovo tre "Saggi": Garatto e Marochetto di Toline e Rava di Serdegno che insieme all'arciprete di Pisogne, Giacomo da Zone degli Arisi e al vicario vescovile, Cazoino Margotto, sempre nel 1299, redassero un "ordinamento generale della Valcamonica".
    Il 4 settembre 1299 questi "saggi" giurarono fedeltà nelle mani del potente e temuto vescovo bresciano Berardo Maggi, che, con il titolo di "Duca di Valle Camonica" era sostenuto dai guelfi pisognesi che erano guidati da un notissimo personaggio: Tebaldo Brusato.
    I Visconti, Signori e Duchi di Milano, furono chiamati anche in Valle Camonica, per fare da pacieri tra le varie fazioni in lotta tra loro, ma ben presto divennero i padroni e Signori delle valli bresciane ma, poco tempo dopo si scontrarono con la forte espansione territoriale che anche Venezia stava attuando verso la terraferma, il Ducato e l'Italia di nord-ovest. Lunghi e sanguinosi furono, anche in terra camuna, gli scontri tra le truppe milanesi e quelle di Venezia. Pisogne, più volte occupata e rioccupata, passò da un campo all'altro e, sempre per merito della sua importante posizione strategica, ricevette, per il suo porto, privilegi ed esenzioni da entrambe le parti.
    Dopo il passaggio definitivo sotto la Serenissima Repubblica di San Marco, nel 1428, Pisogne ebbe ulteriori privilegi, tra i quali quello, allora importantissimo, di non dover sottostare al monopolio veneziano sul sale. Con un'apposita "Ducale" si permetteva a Pisogne e anche "alle terre dei Camuni" di importare il prezioso elemento anche dai paesi nordici. Il sale non era solo un semplice anche se essenziale alimento, era usato anche per la conservazione dei cibi e la concia delle pelli e la sua vendita era minuziosamente regolata e specialmente era "imposta". Ogni nucleo familiare era infatti obbligato ad acquistare una quantità di sale fissata e a prezzi che erano imposti annualmente. Si trattava dunque, di una vera e propria tassa che era particolarmente odiata anche in molte altre regioni italiane ed era uno dei più diffusi e comuni balzelli (anche a livello europeo) di quel periodo.
    Con un atto notarile datato 4 dicembre 1462 il comune di Pisogne, divenuta una realtà amministrativa autonoma e con proprio bilancio, acquistò dal Vescovo Bartolomeo Malipiero, "tutti li suoi stabilimenti e diritti… dandogli in pagamento il grandioso stabile di Bagnolo che era stato acquistato dallo stesso comune dalla famiglia Buono" affrancandosi anche da antichi diritti feudali che ancora erano di peso alla comunità e a molti singoli cittadini. Il Vescovo si riservò comunque la proprietà della "Torre Grande" (detta torre del Vescovo) che, nel documento di cessione, veniva descritta in ogni particolare e misura.
    Il XVI secolo fu tristemente rischiarato, anche in Valle Camonica da molti roghi, malgrado Venezia e i suoi amministratori avessero posto dei limiti precisi a questa giustizia sommaria: nel 1510 la Santa Inquisizione condannò e bruciò a Pisogne (per la bassa Valle) e a Edolo (per l'alta Valle) ben sessanta donne ritenute streghe e "possedute dal demonio" e alcuni stregoni, accusati di aver praticato incantesimi su uomini e donne, sul bestiame e sulle colture. Il Senato veneto, dopo questa strage (di povere persone molte volte accusate di stregoneria solo perchè il denunciante poteva impossessarsi di gran parte dei beni del condannato) s'impegnò a fondo per far cessare il fanatismo sanguinario degli inquisitori e il nunzio apostolico di Venezia, il bresciano Altobello Averoldi, fu incaricato di indagare su quelle buie vicende e redigere dei verbali e imporre delle precise restrizioni che in pratica posero fine a queste tristi esecuzioni.
    Il Maggior Consiglio della Serenissima Repubblica di San Marco aveva delegato Giovanni da Lezze (1610) di redigere un Catastico (una dettagliata relazione) sulla Valle Camonica e da questa vasta opera, per noi ricchissima di dettagli e di precise informazioni, si apprende che al grande mercato settimanale di Pisogne convenivano armaioli e commercianti di Brescia e anche di Milano, interessati all'acquisto di parti semilavorate di armature e di ferro grezzo per cui la Valle Camonica era nota in tutta Italia.
    Il breve, ma tristissimo e greve periodo Napoleonico iniziò per i Pisognesi quando nel 1800 giunse in paese il generale francese Mac Donald col suo corpo dei "Grigioni". Questo ardito soldato e le sue truppe avevano superato i passi dello Spluga e dell'Aprica in pieno inverno (impresa eccezionale per quei tempi) per congiungersi sulle rive del Sebino con la legione italica. Il 31 dicembre il corpo d'armata ripartì da Pisogne per raggiungere la famosa divisione bresciana "Lechi" che si era portata in Val Sabbia, ma lasciò dietro di sé un paese povero e senza scorte alimentari che erano state sequestrate per foraggiare le truppe.
    Nel 1838, sotto l'Impero Austro Ungarico, iniziarono i lavori di costruzione dell'importantissima strada litoranea "Sebinia orientale" salendo da Sale Marasino, poi da Marone, paese che, nello stesso periodo, fu collegato a sua volta, via terra a Iseo. Questi imponenti lavori, che occuparono centinaia di Camuni e Sebini terminarono solo nel 1850 ma finalmente la Valle Camonica e le rive orientali del Sebino avevano un collegamento diretto con Iseo e Brescia. Nessuna strada nuova era stata progettata e messa in cantiere da quasi 2000 anni, cioè fin da quando i Romani non avevano tracciato la via Valeriana che era rimasta l'unica vera arteria di collegamento valligiano e che non aveva subito reali modifiche o allargamenti fino ai lavori che gli austriaci avevano commissionato e realizzato specie per scopi militari.
    Nel 1818 don Giacomo Mercanti effettuò un lascito col quale, già l'anno successivo, fu aperto il collegio Mercanti, che ebbe le scuole elementari, un ginnasio, l'insegnamento della retorica e una scuola serale per adulti, ai quali il direttore don Bortolo Rizzi aggiunse nel 1864, dopo che il collegio era stato riconosciuto nel 1861 dal governo italiano, corsi di musica, canto e disegno. L'esperienza di questa notissima istituzione si chiuse definitivamente nel 1885 e a nulla valse l'impegno del vescovo Giacomo Corna Pellegrini, pisognese, per riaprirlo interessando anche il famoso prete piemontese don Giovanni Bosco (parente di questo autore). Pisogne, già dalla fine dell'800 era molto nota per le sue filande che erano divenute tra le più attive, moderne e organizzate della zona per la lavorazione dei bachi da seta.
    Ma anche Pisogne dovette vivere la triste pagina dell'emigrazione di molti suoi figli: negli anni 1904/1905 furono 233 i Pisognesi che, su una popolazione di 4465, se ne andarono alla ricerca di una vita migliore. Negli anni dal 1946 al 1960, su 7544 residenti, furono ancora ben 2217 a lasciare il paese, anche per terre lontane.
    Intorno al 1950, da alcune fucine per la lavorazione del ferro, che già avevano assunto una certa importanza fin dal secolo precedente, sorsero laminatoi e acciaierie per leghe speciali ma negli anni '90 molte di queste attività (come altre nella Valle Camonica) dovettero chiudere, con perdita di migliaia di posti di lavoro. Già dagli anni '60 nella vasta piana alluvionale tra Pisogne e Costa Volpino (sulla sponda bergamasca del lago d'Iseo) ricca da secoli di rigogliosi campi coltivati, vennero edificati stabilimenti e insediamenti industriali e commerciali che sono divenuti la principale risorsa del territorio ormai quasi totalmente cementificato. Pisogne e la sua terra si estende, ai nostri giorni, dalle sponde del Sebino, alle colline del primo retroterra lacustre, alle vallate, in zone montuose e questa peculiarità ha indotto, negli anni '90 a insistere anche nel settore del turismo sia estivo che invernale non trascurando in questi anche l'aspetto culturale di notevole valenza.


DA VISITARE:
La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, certamente uno dei templi più grandi e imponenti di tutta la Valle Camonica, fu, fin dall'inizio al centro di una diatriba feroce che appassionò a lungo anche i Pisognesi: la chiesa era stata progettata nel 1768 da Antonio Marchetti, e l'esecuzione dell'opera era stata affidata a Pietro Antonio Cetti. Il Marchetti accusò, quasi subito il Cetti di aver modificato, nell'esecuzione dei lavori, i suoi disegni originari e la questione si trasferì dalle invettive verbali e dalle minacce al piano giudiziario. La chiesa fu però terminata dall'abate Gaspare Turbini, che, sebbene allievo e, all'inizio, sostenitore del Marchetti, apportò ulteriori e importanti modifiche che smussarono in buona parte la grandiosa solennità prevista dal primo, originale progetto. I vasti affreschi della cupola rappresentanti la "Gloria del Cielo e i quattro Evangelisti", sono opera del mantovano Campi. Lateralmente alla cupola sono visibili due medaglioni che ritraggono soggetti religiosi diversi: "La Presentazione di Maria e il suo sposalizio" opera del pittore milanese Sala. Il grande organo fu costruito nel 1855-58 dai Serassi. Il tempio contiene alcuni dipinti di notevole interesse artistico e iconografico attribuiti al camuno Antonio Guadagnini eclettico pittore nato a Esine (1817-1900) che ha lasciato in Valle Camonica numerose opere che, per quantità e qualità, rivestono una notevole importanza come proprio quelle a Pisogne e al veneziano Quarena e sono databili nei secoli XVIII e XIX.

La famosa Torre del Vescovo (già chiamata nei vari secoli "Torre del Comune" o "Torre dell'Orologio"), simbolo ancora oggi del paese, ben restaurata all'inizio di questo millennio, sorge maestosa nella piazza principale, antistante l'antico porto commerciale e fu costruita a partire dal 1250, è completamente in pietra scalpellata, svetta per 32,5 metri ed è visibile da tutto l'alto lago d'Iseo. E' sormontata da classiche e slanciate merlature e molti altri particolari sono di chiara impronta medioevale e definiscono questa imponente struttura come una torre di avvistamento ma specialmente da difesa.
In via San Clemente, nel centro storico del paese, sorge un'altra costruzione medioevale chiamata il Torricello che, forse, nella sua collocazione originaria, era collegata alle antiche e possenti mura, ora quasi completamente scomparse, la cui estensione però è ancora valutabile dalle dislocazione delle "porte di accesso" ancora intuibili in via Torazzo, in via Monti e in via Capovilla.

La Pieve di Santa Maria in Silvis, detta anticamente anche Chiesa Sussidiaria o Antica Pieve: è certamente l'edifico religioso (cristiano) più antico del paese e sorge su un piccolo altopiano che domina, oltre al paese, anche tutto l'alto lago d'Iseo. Le sue origini daterebbero al sec.VIII ma, come si legge sul portale della facciata decorato in pietra rossa, fu ricostruita nel 1485. Il campanile, posto sul lato a nord-ovest fu eretto nel 1490. Nel 1933 furono portati alla luce alcuni affreschi dipinti nel 1496 da Giovanni da Marone. Queste importanti decorazioni erano rimaste, per secoli sotto una brutta e semplice imbiancatura che era stata voluta, verso la fine del 1500 dal cardinale Carlo Borromeo che aveva visitato la chiesa nel suo lungo e famoso giro pastorale in Valle Camonica. Di notevole fattura la pala (olio su tela) dell'Assunta, di Antonio Gandino, racchiusa in un'ancona con un'antica cornice lignea del XVII secolo.

La Chiesa di Santa Maria della Neve fu edificata nel 1400, è posta all'imbocco della strada che porta alle varie frazioni montane del comune tra cui Fraine. Fin dalla sua costruzione al suo fianco era collocato oltre al campanile anche un fabbricato (forse antecedente alla chiesa stessa e già convento degli Agostiniani) adibito ad ospedale ed ora sede della RSA che ha anche esteso, con altre vicine costruzioni, la sua importante funzione per gli anziani del borgo. La facciata del tempio è particolarmente interessante poiché è dipinta a quadrati policromi e coronata da archetti. Il portale è in pietra arenaria rossa con, nella lunetta, un'antica statua della Madonna con Bambino. Ben visibile, perché posto a pochi metri dalla trafficata strada, è collocato un portico esterno che corre sul fianco sinistro e in cui vi sono dipinti alcuni affreschi quattrocenteschi attribuiti a Giovanni da Marone. Le opere pittoriche più rilevanti sono però poste nell'unica navata interna che fu affrescata nel 1532-34 dal famoso Girolamo Romanino. Si tratta di una Crocifissione, della Storia della Passione e Profeti e Sibille (nella crociera). Questi dipinti sono da ritenersi il ciclo di affreschi più importante lasciateci da questo noto pittore. Sempre del Romanino sono anche altri affreschi che decorano la cappella dell'ospedale adiacente alla chiesa.


LOCALITA’ COMUNALI:
(Molte delle località di seguito riportate forse non sono più presenti nella memoria delle nuove generazioni o nelle carte, o nei contratti notarili o nei testi contemporanei. Alcune risalgono, nella loro identificazione, a molti secoli addietro, altre hanno mantenuto intatto la loro localizzazione e il loro nome passando di proprietà in proprietà, altre ancora, anche ai nostri giorni, sono presenti in carte catastali, in contratti di compra vendita o semplicemente nella parlata di tutti i giorni).
Albe (Albe) località a circa m.1.100 sul pianoro di Grignaghe sopra Pisogne. Nel dialetto locale l'albe è il truogolo, cioè la mangiatoia dei porci. Questo nome potrebbe anche derivare dalla radice latina alven (cavità) ma questa ipotesi non è confermata dalla tipologia del luogo.
Alpi (Alpi) m.1.200: sito montano in cui erano segnate, su mappe del 1750, delle baite, ad est di Pisogne sulla destra di valle dei Togni, tributaria di destra di Val Palotto. Queste case rurali erano poste in un'area pianeggiante ricca di pascoli. Il toponimo deriverebbe dal plurale di "Alpe", nel significato di zona di montana con pascoli e cascine.
Baibò (Veçbò) a m.190: località a nord-est di Pisogne, nella piana alluvionale: "Veç bò" in dilaetto locale sarebbe: vecchio bue.
Baita (Bàita) m.1.025 è segnato un sito ad est di Toline, frazione di Pisogne: è sul versante destro di Val del Trobiolo: baita (casa di montagna) è voce alpina prelatina comunissima.
Baitello (Baitèl) a m.1.020, su una vecchia mappa catastale dell'800 è riportata una piccola cascina ad est di Pisogne, sul versante destro di Val del Palotto: baitèl diminutivo di bàita (cascina) ma si può riferire, in dialetto locale, anche a dei piccoli roccoli per l'uccellagione.
Bal (Bal) Ballo (Bala) località a m.1.075 a sud-est di Grignaghe. "Bal" (ballo) o "bala" (palla), nel dialetto camuno è anche una forte sbronza anche se si può fare riferimento a balòt (ciottolo) e bal (dosso o cima).
Banditi (Bandiç) , località a 770 m. s.l.m. detta "Stalletto dei Banditi" a nord-est di Pisogne. "Bandita" era considerata una estensione di terreno in cui era vietato cacciare, pescare o entrare liberamente.
Barcotto (Barcòt) vasto sito pianeggiante posto sulle rive dell'Oglio, a nord ovest di Pisogne e al confine col comune di Costa Volpino. "Barcòt" è, in dialetto, il diminutivo di barca o barcone.
Barosino (Barosì) m.950, località sul versante sinistro della Valle Camonica sopra Gratacasolo, a nord-est di Pisogne. Bar e Barros sono antiche voci celtiche che indicano una zona ricoperta di spine e sterpi e "baroshì" è il diminutivo. In alcuni paesi della media Valle Camonica il termine "barusì" indicava anche un piccolo carretto a due ruore.
Bedole a m.1250 sito montano nei pressi di Fraine, sul fianco destro di Val Palotto: bédole è il plurale di bédola (betulla).
Bócola (Bócola) cascata a Pisogne in frazione Gòvine, sgorgante da una "bocca". "Bócola" è, in dialetto, anche il nome dato all'imbocco di una vecchia miniera, attivata nei secoli scorsi, in Val Palotto. Il toponimo è chiaramente descrittivo e derivato da "bóca" (bocca, apertura).
Bolzóla (Bolsöla) m.1.100: località a est di Fraine, sopra la confluenza di Val Negra con Val di Palotto, tributaria dell'Oglio a Gratacasolo. Bolsa, Bolsù, è in dialetto locale, lo staggio, quel sostegno di legno per tralci delle viti o per tendere le reti dei roccoli, anche se "bolso" ha il significato di qualcuno con difficoltà respiratorie.
Brate (Brate) un "Dosso delle Brate" è posto sul fianco destro di Val Palotto, sotto la Colma di San Zeno. "Brata" è voce dialettale che indica una frasca o della legna minuta oppure dello sterpame.
Brozzo (Brósh) "Il Brozzo" è una località a nord di Pisogne e "Brotius" è un nome gentilizio romano mentre "Brotium" è una misura del carbone, e "Brozo" è un nome proprio di origine germanica e diffuso in Veneto.
Campassi (Campàsh) m.200: appezzamento prativo pianeggiante ad ovest di Gratacasolo. Campash (campaccio): campo non coltivato.
Campedei (Campedèi) m.825: località a sud-ovest di Fraine, in Val di Gratacasolo. In questa zona sorgeva, già nel 1800, una cascina con poca area pianeggiante, da questo, come anche "campitello", è quasi di certo diminutivo di campo, toponimo diffuso anche in altri siti camuni.
Campello (Campèl) a m.550, su una mappa catastale del 1750 sono segnate delle cascine a sud-est di Toline, frazione di Pisogne: anche in questo caso "campèl" è diminutivo di camp (o cap): campo.
Campione (Campiù) m.1.400: località montana ad est di Pisogne all'inizio della Val Negra. Il toponimo deriva, come in altri casi, da "campilius" venuto a sua volta da "campestris" per zona arabile.
Camussone (Camushù) m.1.435 un "Dosso Camossone" è ad est di Pisogne e della frazione Grignaghe. Camüshù era termine poco usato per definire un carcere sotterraneo. Nella regione esistono cave di barite e miniere di ferro. La voce dialettale "Camushù", avrebbe dunque significato di sotterraneo o, più probabilmente, toponimo simbolico per carcere.
Canài (Canài) m.1.000, località a sud-est di Grignaghe, formata da un esteso pianoro. Canài è: canali, ma "canai", in zona, è anche un aggettivo dialettale per indicare le ciliegie.
Carbonile (Carbonil) la "Val Carbonile" è una piccola valle a m.1.000 ad est di Toline: è tributaria di Val del Trobiolo in cui erano presenti delle miniere di ferro, un tempo in esercizio. Per l'estrazione e la lavorazione erano necessarie grosse quantità di carbone, questo veniva prodotto il loco e "Carbonil" sta per carbonaia.
Carro (Car) m.350, una località denominata "Ronco del Carro" è ad est di Pisogne. Car preso come sostantivo è il carro, ma "car" come aggettivo è: caro inteso come prezzo elevato oppure "caro" come sinonimo di affezione o affetto o parentela.
Cavrate (Cavrade) m.1.100: sito pianeggiante a sud-est di Pisogne, sul versante destro di Val del Trobiolo. "Cavra" (capra), ma anche arnese di legno usato dai muratori per lavori edili e "Cavrada" è una sorta di riparo o arca o diga fatta di fascine, per imbrigliare i torrenti.
Ceresa (Sherésa) m.1.000: località a nord-est di Pisogne sul fianco destro della Val Palotto. Cerasus (ciliegio) e sherésa è la ciliegia.
Ceto (Shèt) località a m.1.100, a sud-est di Grignaghe, questo nome potrebbe derivare da Ilice (leccio), da cui Ilicetum (lecceto), ma Cetus era il laccio (archetto) per catturare gli uccelli e "Coetus" era anche un'adunata, qualche volta religiosa, che si svolgeva su promontori o posizioni panoramiche.
Chigarlesso (Chigarlèsh) a m.1.150, località sul fianco destro di Val dei Togni, confluente in quella di Gratacasolo, a sud-est di Fraine.
Ciglio (Sìlgio) m.700, sito collinare ad ovest di Grignaghe. "Silgio", in dialetto camuno, si pronuncia con la "s" aspirata e indica un luogo posto su una scarpta: il sito è al ciglio di un salto roccioso nel declivio del monte.
Colle di San Zeno (Còl de Shan Zé) m.1.631, a sud-est di Fraine, "Còl" (colle) nel significato di passo che porta alla Colma di San Zeno (Culma de Shan Zé), a sud-est di Fraine. Culma (colmo, sommità), dal latino cùlmen. Questa località e il passo sono da congiunzione con la Val Trompia e dagli anni '90 del secolo scorso vi è una bella strada asfaltata che, passando per la Val Palot, conduce al colle e poi nella valle confinante.
Colobe (Colobe) m.580: località a nord di Fraine lungo il torrente Palotto. Colluvies sarebbe termine per "miscuglio" ma "colòbia" è anche il cibo che si da al porco nel truogolo.
Cologne (Cològne) a m.725 sito collinare osto a nord di Grignaghe il cui toponimo deriva dal latino "colonia".
Colombi (Colomb) m.1.120: località a sud di Fraine sul versante destro di Val Palotto. Colombi è un cognome diffuso anche in provincia di Brescia.
Comaròllo (Comaröl) m.202, località pianeggiante a ovest della frazione di Gratacasolo, nei pressi del fiume Oglio.
Crusbacolo (Crusbàcol) a m.1.400, "Passate di Crusbacolo" è un sito posto all'inizio della Val Palotto a sud-est di Pisogne. Bàdol è il bastone che regge le reti per l'uccellagione, unito poi al termine Crùsh (croce).
Digone (Digù) a m.1.025: "Digone" è un pianoro con qualche vecchia baita ad est di Grignaghe. In questa località vi erano delle cave di barite e miniere di ferro. "Digone" suona come accrescitivo di diga.
Donghe (Dönghe) a m.700: località su cui erano segnate, già nel 1750, delle vecchie case sparse, dominata da una chiesetta a sud-ovest di Fraine. Dongho (piccolo castello) ma anche dal supposto aggettivo Domnicus (Dominicus) di dominus (del signore).
Dossello (Doshèl) a m.500: due località "Dossello inferiore" e "Dossello superiore" erano poste a nord-est di Pisogne sul versante sinistro della valle di San Pietro. "Doshèl", diminutivo di "dòsh" (dosso).
Duadello (Doadèl - Duadèl) a m.1.280: antica località nei pressi del passo Passabocche dove inizia la valle del Duadello, tributaria di sinistra di Val Palotto posta geograficamente a sud-est di Pisogne.
Fontanasesa (Fontanashésa) m.1.591: "Monte Fontanasesa" è ad est di Pisogne, all'inizio della valle di Gratacasolo. Nei pressi era segnata, già nel 1800 una cascina Fontanasesa. Shésa è termine dialettale per siepe e il termine fontana potrebbe fare pensare che forse un'antica sorgente fosse difesa o protetta da una siepe.
Foppa (Fòpa) a m.1.470 e m. 1.520 sono localizzate "Foppa bassa" e "Foppa alta", a sud-est di Pisogne in una zona di prati sotto il colle di San Zeno. "Fòpa" è una voce dialettale che descrive una buca, una fossa o una concavità in genere, dal latino Fòvea (fossa, buca).
Gasso (Gash) m.250: alcune vecchie case erano poste in località Gasso e a Gasso alto a m.627, a sud-est di Pisogne sopra la frazione Gòvine. Il toponimo dovrebbe giungera da "Gadium" (bosco bandito) ma va ricordato che "Gass" è un termine longobardo indicante un luogo cintato adibito a bosco o riserva di caccia. "Gash" in alcuni paesi delle Valle Camonica è anche sinonimo proprio di bosco.
Gastaldo (Gastàlt) m.950: località ad est di Pisogne sul versante sinistro di Val Palotto. "Gastaldus", voce longobarda che indicava il custode o un amministratore di poderi, con delega dal proprietario.
Gera-e (Géra-e) Gere: appezzamento di terreno alluvionale a nord di Pisogne presso la foce dell'Oglio e valle delle Gère, affluente del torrente del Trobiolo. "Gèra", in diletto camuno è la ghiaia grossa ma stava anche ad indicare gli isolotti nel greto dei fiumi.
Giacomine-i (Giacomine o Giacùmì) a m.420: la località "Giacomine" è a nord-est di Gratacasolo, sul versante destro della valle omonima. Giacomini è cognome diffuso nelle valli Bresciane.
Giappone (Giapóne) m.400: località a est di Gratacasolo. Sembra che questo sito debba il suo nome in ricordo e in memoria di un soggiorno in Giappone di un abitante locale a sua volta soprannominato Giapù.
Gottardo (Gotard) m.867: sito a sud-est di Pisogne, sul fianco sinistro di Val del Trobiolo.
Grazióli-o (Grashiöl) m.350: un vecchio "ronco Graziolo" era localizzato a sud-ovest di Govine. Grazioli è un cognome presente in diversi paesi della Valle Camonica. Dal 1990 Ronco Graziolo indica anche una lunga galleria sulla SP 510, sopra l'abitato di Pisogne.
Laini (Laì) m.1.317, un "Roccolo Laini" era localizzato a sud-est di Pisogne, sul versante sinistro della Val di Palotto (Val Palot). Laini era il cognome del proprietario.
Lea (Lèa) m.850: località con antichi gruppetti di case a sud-est di Fraine, sul fianco sinistro di Val Palotto. Le case si trovavano in un'area pianeggiante. Diverse etimologie sono presenti: Lea (leva), Leda (fanghiglia), Lea (femmina del cinghiale), ligita (voce celtica, per limo).
Longhe (Lónghe) m.700: già nel 1750 erano riportate, su una mappa catastale, delle cascine con una chiesetta, all'incrocio della strada Pisogne-Fraine con l'antica mulattiera per Vissone. Lónghe (lunghe), forse per la struttura delle case stesse ma anche per lunghe strisce di terra.
Marino (Marì) a m.1.275: una "Croce di Marino" è segnata a sud-est di Pisogne, alla testata di una piccola valle presso la Val Palotto. Mara (corso d'acqua montana) ma Marini è anche un cognome e Marì è il comunissimo vezzeggiativo di Maria.
Medeletto (Medelèt) m.1.550: località montana a sud-est di Pisogne all'inizio delle valli Trobiolo e Palotto. Médel vuole dire miniera, anche perché alcune antiche miniere di ferro e di barite si trovavano, ed erano sfruttate nei secoli scorsi, in Val del Trobiolo.
Minicco (Minìch) m.280: su una vecchia mappa militare della Serenissima Repubblica Veneta, erano segnate delle case a sud-est di Pisogne, sulla vecchia mulattiera per la frazione Pontasio. Minicco è l'unione di Ich (vico) e minor (minore): da minus e vicus che letteralmente starebbe a significare: piccola strada. Miniera (Miniera) m.690, località su cui era segnata una miniera di ferro a sud-est di Pisogne, sotto il monte Angolo.
Miò (Mió) m.1.025: valletta ad est di Pisogne sul fianco sinistro di Val Palotto: potrebbe derivare da Miola (rigagnolo melmoso).
Mo (Mö) m.500: località fra Toline e Serdegnò. Mó deriva chiaramente, come per altri siti in tutta la Valle Camonica, da mugus: pino montano.
Moia-e (Mòia-e) m.800, località ad est di Fraine. Moia o Moglia è la melma o un terreno paludoso ma anche veniva chiamato il maceratoio del lino, coltura diffusa in zona.
Montanino (Montanì) m.350: piccolo appezzamento a sud-ovest di Pisogne e ad est della frazione Toline. "Montagnì" in Valle Camonica è il piccolo uccello bianco e nero, la cincia mora. Montà (o frangèh montà) è anche la peppola, altro uccello simile al fringuello.
Morina (Morì) m.1.079: località a sud-est di Grignaghe: "Morena" è la cinciallegra, ma "mora" può essere anche un aggettivo: di color bruno, oscura, ma come nome proprio, e il relativo diminutivo, veniva spesso dato alle vacche.
Muraccone (Müracù) regione sassosa e scoscesa a sud-est di Pisogne all'inizio della Val del Trobiolo. "Möracù" accrescitivo di "mörache" o "mürache" plurale di "möraca" o "müraca"(muro a secco o argine artificiale ma anche mucchio di sassi).
Musna (Musna) m.1.130, una località "Musna" è segnata a nord-est di Pisogne, ad ovest del monte Fontanasesa. Müsna o möraca (vedi voce precedente): questo nome è molto diffuso in Valle Camonica anche in altri comuni (Cevo, Vezza…). Musna era il lungo muro di sassi che, estratti dal campo per bonificarlo, erano collocati ai margini. Questi cordoni di ciottoli sono frequenti, anche ai nostri giorni, nelle nostre valli.
Nesiòle (Nesiöle) a m.200, piccolo appezzamento pianeggiante a nord-est di Pisogne e Nesiöle sembra diminutivo di Nese dall'antico nome di origine romana "Anesium".
Nisdre (Nisdré) m.900, località ad est di Pontasio.
Novezze (Noveshe) m.1.200, sito montano a sud-est di Grignaghe, sotto il Dosso Camussone.
Paghere (Paghére) la Valle delle Paghere è una tributaria di destra di Val Palotto ad est di Pisogne. Paghér o pezzo (abete rosso) e "paghéra" in dialetto è l'abetaia o bosco in genere: questo toponimo è molto diffuso su tutto l'arco alpino.
Palotto (Palòt) a m.1.000: sito montano posto a sud-est di Grignaghe sul fianco destro della valle omonima.
Panizze (Panishe) m.200: appezzamento di terreno agricolo a sud-ovest di Gratacasolo: il nome deriva dal cognome Panizza.
Pedona (Pedùna) m.1.416: un "Dosso della Pedona" era localizzato a sud-est di Pisogne sul fianco destro di Val di Palotto. "Pedù" può essere un pedone, ma anche un ceppo o la base di un albero e "pedùna" è il femminile di pedù.
Pendese (Pendése) m.900-1.000: sito ad est di Fraine presso la confluenza di Val Negra in Val Palotto: la zona è in ripida pendenza e "Pendese" (nel 1200 era Pendescia) era una voce lombarda per pendice, sinonimo di pendio ripido.
Pezzàze (Pèsàse) m.975, località a sud-est di Fraine ed a nord-ovest del colle San Zeno, da cui si scende a Pezzaze.
Pezaze (sec. XI) - Pezaziis (sec. XIII) - Pezz (Pèsh) voce lombarda per pino selvatico.
Pieve (Piéf) m.231: vecchia chiesa ad est di Pisogne.
Portóle (Portöle) m.925: località a sud-est di Pisogne sul fianco destro di Val Palotto. Portöle variante di "portèle": porticine, piccole aperture.
Presa (Prisa) m.1.125, località montana a sud-est di Fraine e ad est di Cima di Tet. Prehensae è uno dei nomi delle parti in cui venivano divise le terre comunali, questa divisione era eseguita per sorteggio nell'alto medioevo. "Presa" è anche il luogo dove si capta una sorgente d'acqua per uso civile o industriale.
Pressi (Présh) m.575, località tra Pisogne e Pontasio: il toponimo, diffuso in molte valli viene da "presso" sinonimo di "piccolo prato".
Prevedecolo (Preedécol) m.1.131, sito posto a sud-est di Fraine sul fianco destro di Val Palotto: "Prevedo" era una voce longobarda che indicava un sacerdote o un religioso in genere.
Regina (Regina) "Dosso della Regina" (Dòsh de la Regina) è un monte a nord-est di Pisogne ed a ovest di Fraine. Il nome sembra fosse legato ad una antica tradizione popolare che racconta di una "caccia regina" (caccia grossa). Regina però è anche un nome proprio femminile.
Rensó (Renshò) m.400: località poco sopra Pisogne verso nord-est. Renzo potrebbe essere il nome proprio di un vecchio proprietario e sta per Lorenzo.
Rizzòlo (Rishöl) a m500: in questa località era segnato, già nel 1750, un vecchio molino posto alla confluenza di Val Rizzolo in Val del Trobiolo a sud-est di Pisogne. Rishöl (marciapiedi), poichè "risciol" è una voce lombarda per selciato e il "ris" è il ciottolo che veniva usato per selciare le strade.
Ronco (Rüch; Ruch) m. 275, località a nord-est di Pisogne, lungo la strada per Gratacasolo e m.1.094 a sud-est di Pisogne a nord della Colma di San Zeno. "Rònch o Rùch" (colle coltivato), "ronchus" è il rovo, pruno, spino. "Ronch" o il più diffuso "rùk" nei dialetti lombardi è il vigneto a ripiani oppure un colle coltivato a ciglioni. "Ronco" era anche il nome dato alle terre dissodate. Ronchi è pure cognome piuttosto diffuso in Valle Camonica e in provincia di Brescia.
Rovina (Roìna) m.200: località lungo la strada da Pisogne a Gratacasolo, presso lo sbocco della valle di San Martino. Roina o rùina (rovina, frana).
Ruc (Ruch) m.275 circa: "Ruch de Alt" era una località già segnata nel 1800 posta poco sopra l'abitato di Toline.
San Bartolomeo (Shàn Bartolomé) m.550: vecchio sacello a nord di Serdegnò.
San Carlo (Shàn Carlo) piccola valle a sud-est di Pisogne.
San Martino (Shàn Martì) Valle di San Martino è a sud di Sonvico.
Santa Maria della Neve (Shanta Maria de la Néf) , oltre alla famosa chiesa era anche un antico e piccolo sacello a nord-est di Pisogne.
San Vittore (Shàn Vitûr) a m.665: santella a sud di Grignaghe.
San Zeno (Shàn Sé) a m.1.651, "Dosso di San Zeno" e a n.1.420 "Colle di San Zeno" sullo spartiacque tra Pezzaze e Fraine.
Serdegnò (Sherdegnò) m.550: località a sud-ovest di Pisogne a sud-est di Toline.
Siniga (Shinìga) m.725: località tra Pisogne e la Cima di Tet. Il toponimo, di origine non certa forse proviene da "seniga" o "denega" sinonimo di poligala, pianta erbacea comune, o dal nome personale Sennus o Accenna di orgine tardo romana.
Stalla (Stàla) m.200: località a sud-ovest di Gratacasolo.
Stanghe (Stanghe) m.200, già nel 1750 era segnata una casa a nord di Pisogne posta a circa un km dall'Oglio. Stanga è la lunga e grossa asta piallata: probabilmente il toponimo viene per una stanga posta a chiusura di un'entrata in qualche proprietà privata.
Terzana (Tershana) m.525: località a sud-est di Pisogne sul fianco sinistro di Val Trobiolo. "Tershana" è aggettivo dialettale camuno, riferita ad un certo tipo di febbre.
Tesone (Tesù) a m.1.025 località a sud-est di Fraine sul fianco sinistro di Val Palotto. "Tesù" accrescitivo di "tesa" (tensa, bosco recinto, paretaio, luogo ove si tendono le reti per gli uccelli); oppure dalla voce gallica "tegia" (capanna alpina).
Tet (Tét) m.1.362 : una Cima di Tet è nome di un monte tra Fraine e Grignaghe. "Tetas" è in volgare antico, termime che indicava le "colombe" ma "tèt" è anche, in dialetto, il tetto di una abitazione.
Togni (Tògn; Tognì) una Valle dei Tognì (Tògn) è la continuazione di Val delle Paghere, tributaria di Val Palotto a sud-est di Fraine. Questo nome deriva dal cognome Togni diffuso in Brescia e provincia.
Trenta Passi (Trenta Pash) m.1.248: "Corna Trenta Passi" tra Vello e Toline è uno spuntone roccioso che, da sempre, è stato il confine naturale tra la Valle Camonica e il Sebino bresciano.
Trobbiolo (Trobiöl; Trübiöl) torrente che percorre la valle omonima e che sbocca nel lago a Pisogne. Trobe è termine dialettale per torbido (dal latino: turbidus): questo nome è diffusissimo in tutta la Valle Camonica, forse ad indicare delle acque non limpide.
Vides (Vìdesh) m.700: località a nord-ovest di Fraine: "Vìde" è una voce camuna che identificava la salice caprina, pianta abbastanza diffusa.
Visala (Visala) m.1.225: due località vicine prendono il nome di "Visala superiore" ed "inferiore", ad est di Grignaghe ed a sud-est di Fraine. "Viseria" è la "specola" (parte elevata da cui è possibile osservare il cielo) e questo toponimo è facilmente deducibile vista la posizione della località da cui lo sguardo domina su gran parte della bassa Valle Camonica.
Volte (Vólte; Ólte) piccola valle a sud-est di Pisogne tributaria di destra di Val Palotto. I sentieri attorno fanno delle giravolte e da questo deriverebbe il nome dialettale per curve o "volte".
Zanolina (Sanolina) m.980: località a sud-est di Fraine sul fianco sinistro di Val Palotto. Dal cognome Zanolini.
Zibelline (Sibelìne) a m.930: sito tra la cima di Tet e Grignaghe. Sibellini è un cognome presente in provincia di Brescia.

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