PREFAZIONE:

           Riprendo, in questa prefazione, gran parte quanto avevo scritto nel 1999 alla stesura della prima e (nel 2000) della seconda edizione di questo volume.
           Prima di tutto devo subito affermate che ho cercato di scrivere questo corposo volume come se avessi scritto un"libro leggero, quasi un romanzo" in un Italiano scorrevole e quasi elementare in modo che potesse essere letto senza annoiare o senza che le sterili elencazioni di fatti e di date rendessero "pesante" al lettore avvicinarsi al testo.
           Comunque sono certo che è sempre stata preservata la precisione e il rigore storico, fin quando è stato possibile, anche perché (come già nelle precedenti edizioni) il libro possa essere "adottato" sia nelle scuole di diverso ordine e grado che tra gli studiosi o cultori di storia locale, ma anche tra semplici lettori che preferiscono "buttarsi" su un romanzo rosa o un giallo piuttosto che in un pesante e tedioso testo di storia.
           Come tutti coloro che si sono occupati e si occuperanno di raccontare "la Storia" o "le storie" o scrivere un libro che ripercorra il nostro passato, sia esso lontanissimo che recente, tendenzialmente (e molte volte anche involontariamente) anch'io sono stato portato, fin dall'inizio, a "schierarmi o a parteggiare" "con qualcuno" dei protagonisti che la storia "l'hanno fatta".
           E' il grande rischio che gli storici (o presunti tali e non i romanzieri) hanno sempre dovuto correre fin da quando gli uomini hanno voluto trasmettere ai posteri quanto a loro era giunto o quanto avevano direttamente vissuto, conosciuto, appreso o saputo.
           Ben conscio delle difficoltà insite in questo improbo compito, ho cercato di non "parteggiare sfacciatamente" per qualcuno dei protagonisti di quell'affascinante romanzo che è sempre stata la nostra storia.
           Non so se ci sono riuscito fino in fondo e, come logico, in parte me ne scuso, ma la simpatia per qualcuno è stata forte e l'antipatia per altri è stata altrettanto travolgente...
           Se ho "tenuto la parte" certamente l'ho fatto in buona fede e quel "qualcuno", in millenni di "nostra Storia" sono stati i "miei avi Camuni" o i personaggi che per coraggio, per volontà di emergere hanno lasciato "qualche cosa" che poi, ai miei occhi, è risultato positivo o significativo per noi posteri.
           La simpatia e l'antipatia (che non dovrebbero essere fardello di uno storico serio !) sono sentimenti cerebrali ma anche epidermici e allora risalendo i secoli e volendo dare un giudizio in base a quanto "quelli che hanno fatto la storia" mi hanno "lasciato dentro" vorrei ricordare come già dalla preistoria i segni del nostro passato sono legati indissolubilmente al nostro territorio e... a proposito di simpatia e antipatia... credo che tutti siano concordi nel ritenere certamente simpaticamente positivi quei primitivi "Camunni", forse appartenenti al ceppo umano dei Reti-Euganei (successivamente invasi dai Liguri e poi ancora dai Celti), che hanno inciso meravigliose testimonianze, della loro millenaria presenza, sulle pietre della nostra Valle e che vivevano in una grande civiltà, intrisa di profonda spiritualità, rispettata e nota in tutto il mondo allora conosciuto.
           Positivi possono essere giudicati (a mio avviso) gli antichi conquistatori romani che, come era loro tradizione rendevano schiavi o semplicemente eliminavano con una "radicale pulizia etnica" i popoli sottomessi, passandoli a "fil di spada" (cioè mettendoli in fila e sgozzandoli, uomini, vecchi, donne e bambini). Erano però quegli stessi Romani che invece, con le "Genti" più orgogliose e combattive, instauravano degli stretti rapporti di alleanza e di conseguente assimilazione pacifica. I fieri e bellicosi Camuni, anche per le condizioni geopolitiche della Valle Camonica nel periodo della guerra Retica e negli anni successivi, ottennero rispetto e, pur soggiogati, poterono a lungo vivere nelle loro tradizioni mantenendo alcuni dei loro antichissimi costumi. I Romani sapevano bene che la loro forza culturale e il loro stile di vita erano il maggior collante e i più forti aggreganti di quei tempi.
           Negativa, sotto molti aspetti, la enorme carica aggressiva e distruttiva del fanatismo e integralismo cristiano e della chiesa di Roma nel primo millennio. Pur riconoscendo il fattore aggregante che salvò, nei cosiddetti "secoli bui" (che bui non sono di certo !) la identità di molti borghi stretti attorno alla chiesa o al monastero locale, va però sottolineato che le regole di vita, in ogni più piccola espressione, furono scandite da norme improntate alla completa sudditanza psicologica del "terrore religioso, imposto con credenze di punizioni eterne". La vita stessa era fissata in ogni sua più aperta o recondita modalità con un integralismo che non ammetteva altro "modo di essere" se non la continua professione di fede e la contestazione pura e semplice delle capacità dell'intelletto e della forza della ragione. Queste norme furono imposte anche con malvagità e con grande crudezza, con le armi o col fuoco. Infami stragi in nome del Dio dei Cristiani prima e poi dei soli Cattolici di "Sacra Romana Chiesa" furono condite dal terrorismo psicologico della perdizione o della salvazione eterna. Con questi sistemi la società camuna (e non solo) rimase succube della Chiesa ben oltre il Rinascimento e i processi, i roghi alle streghe o ai presunti (o veri) eretici, che spesso illuminarono le nostre contrade ancora nel XVI secolo, ne sono stati la testimonianza più evidente.
           Fin dal V secolo questa rivoluzionaria fede, che credeva in "un solo dio", impose (come tutte le religioni "subentranti e vincitrici") la cancellazione con metodi radicali non solo di luoghi sacri ma anche di quelle istituzioni e pratiche religiose che l'avevano preceduta. In Valle Camonica l'antichissima spiritualità camuna, ben più "naturale" e antica del Cristianesimo, venne sradicata abbastanza lentamente e anche per questo non sparirono completamente (come in altre contrade e con altri popoli) molti riti, usi, tradizioni che lo stesso Cristianesimo fu obbligato (in parte) ad adottare e a "inserire" nella propria gestualità, nella teatralità dei riti e nelle ricorrenze e festività del calendario.
           La presenza nelle nostre terre di vari Re, Imperatori, Duchi, Vescovi, Cardinali, feudatari, vassalli e condottieri ha gettato luci e ombre che hanno rischiarato o offuscato la vita delle nostre contrade. Il loro modo di agire fu certamente consono ai tempi in cui vissero e operarono ma, se oggi (a posteriori e con i nostri parametri attuali, falsati da concetti "sballati" come il "politicamente corretto" "la parità e i diritti sociali" ecc) siamo tentati di giudicare crudeli e barbari certi "sistemi" dobbiamo immergerci negli usi, leggi e tradizioni che erano in auge nel periodo e comprendere (scusate ma anche, in alcuni casi, giustificare) le stragi, le pulizie etniche, le battaglie cruente, le uccisioni sommarie, le violenze, le torture e i saccheggi.
           Era il Medio Evo con le sue crudeltà e le sue alte spiritualità.
           Le nostre valli hanno visto passare, sostare, vivere e morire, in questo "periodo di mezzo" uomini famosi che "hanno fatto" la "grande" storia: imperatori come Carlo Magno (quasi certamente mai passato dalle nostre parti… anche se si cerca di favoleggiare su una "via di Carlo Magno" per scopi turistici !), Federico Barbarossa, Sigismondo, condottieri e capitani di ventura come Colleoni, Carmagnola, Visconti e Sforza.
           I quasi 500 anni di dominazione della Serenissima Repubblica Veneta, dopo le violente e innumerevoli guerre contro Milano, Francesi e Spagnoli, si possono idealmente e realmente giudicare positivi perché, per la prima volta dopo i Romani, la Valle Camonica poté godere di un lungo periodo di pace e relativa tranquillità e a quel periodo risalgono i primi cambiamenti profondi nella società camuna a livello politico (Vicinie e Comuni) e la riscoperta di una identità persa da più di mille anni: quella di essere Camuni e di appartenere ad un popolo tra i più antichi al mondo e tra i più nobili.
           La dominazione veneta fu forse il periodo più "politicamente tollerante" dell'intera storia della Valle Camonica e questa stabilità permise uno sviluppo misurato e contenuto, ma abbastanza costante e vivo anche per la cultura locale, che espresse molti artisti e uomini di chiara fama.
           Decisamente negativa, non solo per la Valle Camonica, ma per l'intera Europa, fu la pur straordinaria e breve avventura Napoleonica. In poco più di vent'anni le truppe francesi ridussero a grande prostrazione tutto l'antico continente. L'epopea di Napoleone, che è sempre stata tramandata come fantastica per la diffusione dei concetti di "Libertà, Fraternità e Uguaglianza" imposti dalla Rivoluzione Francese del 1789, (e sotto certi aspetti lo è stata) fa risaltare invece, dai documenti con cui sono venuto a contatto, che proprio per colpa de "i Francès" la Valle Camonica (come il resto d'Europa) fu considerata solo terra di conquista e come un grosso scrigno in cui i conquistatori (e non liberatori) d'oltralpe poterono rubare e depredare a man bassa. Mai la nostra terra fu ridotta in condizioni simili di povertà e prostrazione come in quel rapido, funesto ed esaltante periodo.
           Dopo il turbine Napoleone e la conseguente cancellazione totale della gloriosa e antichissima Repubblica di San Marco, arrivarono gli austriaci che, a nord, erano stati nostri confinanti e "nemici" per secoli. Tutto sommato, malgrado la piaggeria della "dietrologia storica risorgimentale", pur con tutti i valori e significati unificanti per l'Italia, si deve per forza ritenere abbastanza positiva la non lunga dominazione austriaca che diede una buona stabilità economica e sociale e che mise in cantiere alcune grandi opere pubbliche (l'ammodernamento della Statale 42 e la messa in opera della Sebina Orientale, sulla sponda bresciana del lago d'Iseo), anche se il regime poliziesco asfissiante precludeva qualsiasi aspirazione a quelle libertà politiche, sociali ed individuali che erano germogliate dalle idee ed esaltazioni rivoluzionarie nate e vissute alla fine del secolo precedente e divulgate dalle baionette delle truppe francesi, specialmente tra gli intellettuali e la media e bassa borghesia.
           Forse proprio andando contro la prosopopea risorgimentale andrebbe giudicato senza infamia e ma anche senza eccessiva lode, pur con scarsi entusiasmi popolari, il primo periodo del regno Sabaudo. Ho però dovuto giudicare non completamente positivi, economicamente (per una diffusa povertà) e socialmente (per aspirazioni sociali inappagate), quegli anni che andarono dal 1870 all'inizio della tragica (ed, inizialmente, esaltante) avventura della Prima Guerra Mondiale anche se in quegli anni vi furono numerose iniziative private e pubbliche, come la costruzione di molti bacini e centrali idroelettriche, la realizzazione della strada ferrata Brescia-Iseo-Edolo, la statale rivierasca sul Sebino (già iniziata sotto gli austriaci) ecc, opere che andarono ad incidere profondamente sul tessuto connettivo della Valle intera.
           La prima guerra mondiale fu vissuta direttamente anche sulla nostra terra con la perdita della vita di tanti giovani camuni e ho ritenuto (anche alla luce di quanto la storiografia ha fatto emergere dopo quasi un secolo di sfacciata demagogia) di non doverla raccontare solo per gli eroismi degli Alpini e fanti italiani e le grandi perdite sul fronte delle "nostre" truppe ma anche per gli stessi sacrifici e le enormi perdite che si ebbero sul fronte austriaco.
           Mentre scrivevo questo capitolo, essendo venuto in possesso di alcune foto di militari di quel conflitto, in partenza per il fronte (e anche le fotografie della esecuzione di Cesare Battisti, pubblicate sul sito della Storia della Valle) osservavo le compunte, seriose facce di quei ragazzi (o ragazzini, tra cui anche mio nonno Fiorino) in divisa o italiana o austriaca, che volevano dimostrare più anni di quanti in realtà ne avessero: Alpini italiani e militari austriaci che mi guardavano dalle foto ingiallite del tempo. Più entravo nel loro antico e fiero sguardo, più mi accorgevo quanto fossero uguali e raffiguranti gli stessi identici giovani (troppe volte dei giovanissimi imberbi) nati e vissuti nelle nostre valli.
           Valli e paesi divisi solo da un confine innaturale (e solo politico) fissato dagli uomini e dagli interessi di parte (anche se è facile scriverlo ora, dopo la difficoltosa e lunga creazione di una Europa… senza confini).
           Guardandoli mi sentivo obbligato anzi dovevo, assolutamente ricordare allo stesso modo che, in quegli anni, intere generazioni di giovani di tante e diverse nazioni, furono immolate nelle battaglie (troppe volte assurde, inutili e mal gestite) che sconvolsero il mondo e lasciarono rivoli e torrenti di sangue sulle nostre amate, belle, contese, immortali ma indifferenti montagne.
           Il periodo del ventennio fascista, della Seconda Guerra Mondiale, della Guerra Civile e della Liberazione dal nazifascismo è stato forse il più delicato e difficile da ricordare: ancora una volta la demagogia in molti testi e nei racconti dei sopravvissuti di quanto era successo (ancora troppo vicino) era sempre in agguato e ho cercato di lasciare da parte i partitismi e i particolarismi che potrebbero, ancora oggi dopo tante rivisitazioni e riletture, classificare chi scrive come "storico di parte" (con la solita mentalità idiota di chi si crede sempre detentore delle sole verità politiche).
           Alla fine penso di non aver parteggiato troppo sfacciatamente per nessuno, ma di avere descritto una serie di fatti che la cronaca di quel tempo ha riportato e che sono giunti più o meno nei contorni reali fino a noi.
           Nella prima edizione di questo mio volume avevo già scritto tutti i testi, avevo inserito quasi tutte le fotografie e rielaborato e corretto i capitoli della Preistoria, dei Romani, del Medioevo, di Venezia, del periodo napoleonico e del Regno d'Italia e mi apprestavo a dare l'ultima "revisione" alla storia della prima guerra mondiale, del periodo fascista e della seconda guerra mondiale con la resistenza, quando, nell'agosto (1998) morì il prof. Giorgio Gaioni.
           Con il Gaioni avevo fatto, negli uffici di Radio Valle Camonica e presso la sede di Intercam, molte "ciacole" (chiacchiere) sul dialetto camuno, sulla storia della nostra Valle e avevo avuto da lui validi e sempre acuti suggerimenti nonchè osservazioni attente e pacate. Voglio ricordarlo con affetto e gratitudine, curvo sullo schermo del mio computer, con la sua eterna pipa semispenta ma ugualmente puzzolente (con mio grande disappunto) mentre mi invitava a correggere un accento da acuto a circonflesso o mentre osservava delle fotografie del passato della nostra Valle Camonica e notava, sempre con candido e genuino stupore, come erano stati profondi, sul territorio, i cambiamenti negli ultimi anni.
           Con lo stesso affetto ricordo pure il "maestro Cescone": Francesco Bertoli con cui avevo fatto lunghe discussioni di politica ma anche di storia passata e recente. La sua innegabile, incrollabile e apertamente professata fede comunista lo portava a schierarsi su precise posizioni politiche, che molte volte non coincidevano con quanto io affermavo, ma non vi fu mai scontro chiuso ideologicamente ma solo civile dissenso per la diversità nel leggere, in modo qualche volta diametralmente opposto, gli stessi avvenimenti della nostra storia recente.
           Nello scrivere questo mio "racconto" della "Storia della Valle Camonica" mi sono ricondotto e ho fatto riferimento a molti testi di autori che si sono occupati nei loro saggi, scritti, cronache, relazioni o scritti di interventi in seminari o diari di questa bellissima terra.            Delle loro fatiche ho approfittato largamente e perciò a loro va la mia gratitudine per il lavoro che ho potuto svolgere. So che non potrò ricordarli tutti in questa bibliografia e perciò me ne scuso fin da ora.
           La prima stesura di questa "Storia della Valle Camonica", che doveva essere solo "un breve riassunto" della storia della mia terra, per inserire nel grande sito che la mia società Intercam di Darfo ha posto, fin dal 1995, in Internet, era di circa un centinaio di pagine che vennero "buttate" nella Rete delle Reti man mano che le completavo.
           Il primo capitolo, quello riferito al periodo della Preistoria, ebbe il suo battesimo "elettronico" nel febbraio del 1996. Seguirono a breve distanza e con cadenze quasi mensili gli altri capitoli. Contemporaneamente stavo anche elaborando e scrivendo con i miei collaboratori: "Il Vocabolario Camuno Italiano" (opera monumentale che sto ancora oggi portando avanti, presentata su supporto elettronico ad un importante convegno sul dialetto nel 2009, ma in rete già dal 1997), la "Storia paese per paese", i "Proverbi dialettali" e una profonda e interessante ricerca sulla toponomastica, dal 1650 al 1914, di molti siti della valle.
           Tutto venne "messo" in "rete" già nell'estate del 1997 e, fin da allora mi accorsi che, in totale, erano circa un migliaio di pagine.            Poi, mentre rileggevo i testi per renderli esteticamente più "completi" e appetibili per i "naviganti e i visitatori", vi apportavo nuove aggiunte e modifiche a seconda di quanto riuscivo a reperire o mi trovavo a studiare o leggere. Poco alla volta, in circa un anno, nel 1997 e nei primi mesi del 1998, sono giunto a "scrivere e impaginare" circa 3.000 pagine con almeno 1.500 documenti fotografici.
           Ricerche nei mercatini dell'usato e da alcuni antiquari della zona (che molto mi hanno aiutato) mi hanno arricchito di foto "d'epoca".
           Nei miei "giri" in moto o in aereo (o col brutto tempo in auto) fino all'anno 2000 avevo scattato più di 12.000 fotografie della Valle Camonica (alcuni "amici" mi hanno depredato di molte istantanee per compilare depliant, libri o testi)… tutto questo "materiale" è stato poi elaborato ancora altre volte, l'ho fatto leggere ad amici, conoscenti e a qualcuno degli autori e storici che avevo consultato, consegnandolo loro come "stampa" privata di alcune delle pagine già in Internet.
           Vista la grande quantità di materiale che avevo a disposizione e non dimenticando la mia principale attività di giornalista, ho messo in onda, nel 1997, nel 1998 e nel 2001, alcune trasmissioni di storia… senza dimenticare che dal 1977, all'inizio di ogni Notiziario, ho sempre citato almeno un proverbio dialettale a Radio Valle Camonica.
           Sempre nel 1997, riprendendo una mia vecchia trasmissione radiotelevisiva (del lontano 1978) ho raccontato, sempre in radio e con appuntamento fisso alla domenica mattina, la storia paese per paese, la stessa che avevo già inserito nel 1996 in Internet.
           Divenuta una rubrica settimanale, grazie anche a questa divulgazione "via etere", ho ricevuto materiale (foto, cartoline, testi e racconti) da appassionati e ascoltatori, che ho aggiunto a quanto già avevo.
           Alla fine, spinto da alcuni amici e da molti ascoltatori della radio e visitatori di Internet, avevo preso, era il maggio 2000, la decisione di trasferire su supporto cartaceo, cioè di "stampare", questa mia fatica che speravo potesse non sfigurare a confronto con testi e libri di altri e ben più dotti autori di storia locale.
           Però lo stimolo maggiore lo ebbi quando ad una conferenza stampa a Piamborno, per la pubblicazione di un libro di storie locali, il relatore, il professor Eugenio Fontana, nella sua appassionata presentazione, non mi citò tra gli storici presenti e lasciò capire che era ancora il supporto cartaceo, cioè la pubblicazione di un libro la "dimostrazione" che uno studio, una ricerca, un lavoro… era stato portato a termine e aveva la consacrazione di essere "dato alle stampe".
           Al termine di quella serata chiesi a Eugenio se i miei lavori in Internet e le migliaia di pagine scritte e buttate nelle rete non fossero un lavoro non fossero sufficienti per farmi citare tra gli scrittori e gli storici della nostra zona…
           La titubanza nella risposta in uno che dell'eloquio elegante ha fatto un suo modo di essere… mi mise a disagio e allora giurai che avrei stampato i miei lavori e li avrei presentati proprio nella stessa sala a Piambono… e così avvenne nel 1999.. con al prima edizione della "Storia dei Camunie della valle Camonica"… in cui Eugenio Fontana celebrò il mio lavoro e mise in evidenza l'assoluta novità nella mia ricerca sistematica dei toponimi (copiata e scopiazzata poi da innumerevoli iniziative… posteriori).
           Nei miei testi dunque ho voluto e dovuto ricorrere all'aiuto (volontario o involontario) di molti che vorrei ringraziare e ricordare, scusandomi con quelli che ho "troppo copiato" o di quelli che inopinatamente e involontariamente dimenticherò.
           La Preistoria: questo capitolo della storia della Valle Camonica è stato impaginato "saccheggiando sfacciatamente" i bei testi scritti dall'amico dottor Ausilio Priuli. Con il suo permesso sono ricorso in modo particolare ai suoi numerosi libri, alle pubblicazioni ma specialmente alle nostre discussioni.
           Alcuni aspetti della vita degli antichi Camuni il Priuli li ha fatti rivivere, oltre che con i suoi saggi anche direttamente con i suoi villaggi, le sue scoperte, il suo museo, il suo Archeodromo a Capo di Ponte e il bellissimo Arkeropark a Boario Terme. Devo comunque ricordare che ho attinto anche ad altri scritti e dispense di autori che si sono occupati di quel lontano periodo della nostra affascinante storia locale, con un grazie, pieno d'affetto, all'enorme lavoro fatto dall'amico, il professor Emanuel Anati, direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici e tra le massime autorità mondiali in questo campo. Nelle terza edizione ho "dovuto" ricordare anche un altro amico, il professor Umberto Sansoni, per le sue illuminanti relazioni e scoperte sul mondo degli antici Camuni.

           I Romani: questa parte della storia della Valle Camonica, nel periodo che vede la dominazione delle "aquile imperiali" dell' "Urbe", ha avuto come importanti fonti i "Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei Popoli Camuni" di Padre Gregorio Brunelli da Valle Camonica (ri-editato nel 1998), "Tempo e arte in ValCamonica" di Frandi e Cagnoni, "Camunni" di Favallini, "Storia d'Italia" di Iarni, "Rogno e le sue terre" di Merotti e Salvini e altri testi di storia locale.

           Il Medioevo: il periodo storico preso in considerazione, pur comprendendo un lunghissimo arco di tempo (circa mille anni), non è stato certo il più prodigo di testi e testimonianze, specie nei primi cinque secoli.
           Certamente interessantissimo, sotto molti aspetti che affascinano qualsiasi vero studioso di storia, per avere delle basi storiche, documentate e integre, ho fatto riferimento a "Medioevo Camuno" dell'acuto storico Roberto Andrea Lorenzi, a "I Federici in Valle Camonica" di Tebaldo Sinistri, ai testi di Fortunato Canevali, al "romanzo" "I Valvassori Bresciani" di Lorenzo Ercolani (per gli aspetti societari di allora), al solito "Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei Popoli Camuni" di Padre Gregorio Brunelli da Valle Camonica e agli scritti di Giacomo Goldaniga nel suo romanzo storico, ma ben documentato, "Matrimonio Impedito" ed altri. Ho anche riportato alcune ricerche che ho trovato nel bel libro "I Capitani di Ventura, storie e segreti" di Claudio Rendina, libro che, conoscendo la mia passione per la storia, mi aveva regalato, nel marzo 2010, il professor e amico Ermete Giorgi.

           Milano e Venezia: nella prima parte di questo importante capitolo della storia della Valle Camonica, sono ricorso ad uno studio che lo storico camuno e amico, Adriano Sigala, aveva presentato durante un convegno e che mi aveva messo a disposizione nella sua versione ancora manoscritta. A questa sua relazione sono stati aggiunti particolari, date e profili, sono state apportate delle modifiche temporali e strutturali: ho approfondito certi fatti ma la base di partenza di questa ricerca è rimasta quella che il Sigala mi aveva donato. Altri testi consultati per comprendere questo periodo sono stati: "la Repubblica del Leone " di Alvise Zorzi, "il Bresciano" di Attilio Mazza, e per questa terza edizione anche i volumi che il prof. Ermete Giorgi mi ha regalato: il già citato " I Capitani di ventura, storia e segreti" di Claudio Rendina" e "I Dogi, storia e segreti" sempre del Rendina e ancora scritti di Giacomo Goldaniga e altri.

           Dalla Rivoluzione Francese al Regno d'Italia: fu un breve periodo (solo un lampo nella millenaria storia della nostra terra), in pratica meno di settant'anni, ma di fondamentale importanza non solo per la Valle Camonica ma per tutta l'Europa. Non trovando fonti particolarmente "vive" e che si riferissero "solo alla nostra zona", come invece mi è accaduto per i capitoli successivi (forse perché più vicini a noi !) ho dovuto ricorrere a diverse "sorgenti" che avevano "solo" come "accessoria e marginale" la storia della Valle Camonica. Oltre a questi testi ho trovato alcune note locali che poi ho elaborato su: "Tempo e arte in Valle Camonica" di Frandi e Cagnoni, l'interessantissimo diario quotidiano: "Napoleone in alta Valle Camonica (1796-1806)" di Gregorio Ambrosi, "I Dogi, storia e segreti" di Claudio Rendina , "Storia d'Italia" di G. Grandi, "Breve storia di Valle Camonica" di Anotnio Lanzetti ed altri.

           Dal 1861 al 1918: fu un periodo degno di nota e di studio e ho trovato molti testi e molto materiale: avevo solo la difficoltà di sintetizzare alcuni "periodi" che hanno visto la Valle Camonica protagonista della propria storia (non capitava da almeno 1800 anni) e teatro di vicende eroiche, tristi e affascinanti. Ho "prelevato" alcuni spunti da: "Viaggio nella memoria" di Adriano Sigala, "Pisogne: Un secolo di immagini e di storia" di Aldo Deruti, "Borno e la sua storia" di Giacomo Goldaniga, "Breve storia di Valle Camonica" di Antonio Lanzetti, "Enciclopedia della Storia" ed. De Agostini, "La Grande Guerra" di A.G. Rossi ed altri, senza dimenticare la testimonianza diretta, per i primi anni del 1900, della mia carissima nonna Egle, che mi ha anche lasciato un bellissimo, anche se piccolo e personale, patrimonio di foto.
           Mia nonna Egle, già oltre i suoi meravigliosi cento anni, aveva fatto in tempo a leggere con grande interesse, la prima stesura di questo volume e ne aveva dato un giudizio positivo: la ringrazio ancora con tutto il cuore.

           Dal 1919 al 1945: come già scritto nella prima parte di questa presentazione sono stato messo alcune volte in difficoltà "per" questo capitolo: non volevo essere troppo "di parte" (non importa "quale" parte politica) nel raccontare un periodo che è ancora molto (forse troppo) "vivo" nella memoria di molti, ma non volevo neppure fare la figura di quelli che, travisando in gran parte i fatti reali e romanzandoli per interesse politico, sono dichiaratamente e sfacciatamente di "una parte". Questi sono molto numerosi (e non sempre in buona fede), ma non sono degli "storici", sono solo dei romanzieri che "raccontano" quello che a loro è sembrato di vivere o sentire (e col passare del tempo la crudezza della cronaca si trasforma in gran parte in romanzo).
           Allora si è sempre di parte (ripeto NON importa quale parte) ma certo non si fa una bella figura, si è solo degli scrittori (o scribacchini) che raccontano, raccontano (e molte volte solo per sentito dire)...
           Per questo capitolo ho comunque fatto riferimento a: "Breve storia di Valle Camonica di A. Lanzetti", Storia del Fascismo" di R. De Felice e L. Goglia, "I tedeschi in Italia" di S. Bertoldi, "Immagini di storia Loverese" di Demetrio Oberti, "I percorsi della Storia" ed. De Agostini, ma soprattutto vorrei ancora ricordare le molte discussioni, sempre civilissime e istruttive, con i compianti amici Giorgio Gaioni e Francesco Bertoli e alcune testimonianze di alcuni protagonisti diretti di questa parte della storia della nostra Valle Camonica come il mio caro papà e mia madre, il grande amico di famiglia l'ingegner Leonida Franzoni (fascista fino all'osso e di grande, grandissima umana sensibilità) e l'alpino reduce di Russia Michele Arici.

           Infine, per l'importante e indispensabile aiuto che ho avuto nella stesura della Prima e Seconda edizione di questo volume, ringrazio ancora alcuni dei miei collaboratori sia a Radio Valle Camonica che a Intercam: Renato Gilardetti, Eros Gelfi, Simona Girelli, Monica Rizzi, Silvano Moreschi, Elisa Beatici, Walter Maggiori, Matteo Bettineschi, Lucia Consuelo Savoldi…
           Ora però mi sento in obbligo di estendere i riconoscimenti ad altri miei collaboratori: a coloro che mi hanno "dato una mano" a questa terza edizione che annovera circa 250 pagine in più e che ho deciso di proporre solo per le grandi richieste ricevute in questi 10 anni in cui NON ho più voluto giungere ad altre ristampe.
           Devo ringraziare Monica Panteghini, Daniele Domenighini e Walter Soardi ma rivolgere un particolare e affettuoso grazie a Venanzio Fedriga e a Sergio Tomasi per le numerose e puntuali segnalazioni che mi hanno fatto, portandomi direttamente a compiere circa 130 modifiche, che hanno corretto altrettante imprecisioni, sbagli geografici ed errori di stampa, purtroppo presenti nelle edizioni passate (già tra prima e la seconda edizione avevo fatto circa 380 "modifiche"!).
Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a nuovi inserimenti di paragrafi e note inviandomi testi, lettere, e-mail, fax e anche manoscritti da cui ho attinto in abbondanza.

           Una precisazione a parte devo farla per le fotografie che ho inserito in questo volume e che vanno a sostituire quelle delle due passate edizioni: le ho scattate quasi tutte nel mese di ottobre del 2009, per dare una visione più uniforme dei vari siti, ma anche per sfruttare i colori meravigliosi della natura che in autunno circondano i nostri paesi.
           Avrei voluto riproporre tutte le stesse "inquadrature" che avevo eseguito per le foto delle scorse edizioni (che erano però in bianco e nero), ma in alcuni casi non è stato davvero possibile.
           I "punti" da cui avevo "scattato" le immagini negli anni 1998 e 1999, in alcuni casi, ai nostri giorni, sono divenuti impraticabili, sia per la vegetazione che impediva di posizionarmi negli stessi siti, sia per la difficoltà di raggiungere alcuni luoghi, ora recintati o chiusi o interdetti, o addirittura, in questi 10 anni, spariti (a causa di nuove edificazioni o lavori che hanno "cambiato" la realtà paesaggistica).
           Ho voluto anche proporre alcune immagini (per la verità solo sei) "elaborate" al computer (il meno possibile), in cui ho "cancellato" degli "oggetti particolarmente invadenti il paesaggio" come gli onnipresenti (da noi, in ogni angolo della Valle) tralicci e cavi di alta tensione, ma anche cumuli di spazzatura, auto parcheggiate, reti di recinzione, gru e cartelloni pubblicitari.
           In altri casi ho preferito lasciare le immagini come le avevo riprese… malgrado siano ben presenti questi "ostacoli"… che ormai sono parte integrante del nostro paesaggio e… della nostra storia.


           Per l'importante e indispensabile aiuto che ho avuto vorrei ringraziare anche alcuni dei miei diretti collaboratori sia a Radio Valle Camonica che a Intercam:

Renato Gilardetti
Eros Gelfi
Simona Girelli
Monica Rizzi
Silvano Moreschi
Elisa Beatrici
Walter Maggiori
Matteo Bettineschi
Lucia Consuelo Savoldi

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