LOSINE


    Tre epigrafi (brevi iscrizioni su pietra), che sono anche state descritte nel 5° volume del "Corpus Inscriptionum Latinarum", e di cui una è ancora murata all'esterno della antica sacrestia dell'ex parrocchiale, insieme ad altri ritrovamenti dello stesso periodo storico, attestano l'antica presenza, in loco, di uno stanziamento di epoca romana. E' anche certo che la via Valeriana, costruita dai romani a partire dal 15 a.C. e che collegava tutta la Valle Camonica nella sua lunghezza da Pisogne fino a Edolo, passasse proprio in questo sito, dove doveva essere sorto il primo piccolo nucleo abitato, forse una stazione di cambio cavalli o un ristoro.
    Ancora oggi è possibile calpestare, nel vecchissimo e bel centro storico, passando sotto archi in pietra e tra le abitazioni addossate le une alle altre, i ciottoli che ricoprivano in parte quella strada romana che tanta importanza ebbe per l'intera Valle Camonica.
    Dopo il lungo periodo di dominazione longobarda che aveva imposto, anche con la forza, ilo cristianesimo soppiantando (con difficoltà) la religione romana, ma anche a quella ben più antica della forte spiritualità camuna, alla conquista dei Franchi, furono i monaci del ricco monastero francese di Tours a riceve richche investiture. Furno porpio questi monaci, già beneficiari, nei secoli VII, IX e X, di vasti possedimenti e prebende, a costruire, nel sito su cui oggi sorge l'abitato di Losine, una prima chiesa che dedicarono a San Maurizio. Non si hanno riscontri certi ma probabilmente, vista la posizione dominante su gran parte della media valle, sulla stessa zona esisteva in precedenza già un altro ben più antico tempio pagano che era stato a sua volta abbattuto o modificato per erigere un'altra primitiva chiesa dedicata a Santa Maria del Castello.
    Fu nel 1182 che, per la prima volta, si trova citato il borgo di Losine: fu in un documento in cui era indicata, come avveniva spesso anche in documenti pubblici o contratti privati, la presenza della chiesa eretta dai monaci di Tours e al loro amatissimo patrono: San Maurizio. In quell'atto (una sentenza giudiziaria) veniva chiusa una lunga e gravissima faida (con diversi morti e spogliazione di beni terrieri e proprietà) che era sorta tra alcuni membri appartenenti alla stessa famiglia Griffi. Nel documento erano specificati i precisi obblighi che dovevano intercorrere tra i figli di Biscardo da Losine e Guiscardo da Breno e si legge che a Guiscardo, uccisore del parente Biscardo nel 1174, condannato come spergiuro e falso (oltre che assassino), fu imposto di riconsegnare le terre di Losine ai figli del Biscardo, che rientravano così in possesso di antichi beni e possedimenti e, sempre al Guiscardo, veniva ordinato di sottomettersi a varie servitù e clausole. Questo documento dimostra chiaramente la radicata presenza in valle della famiglia Griffi che possedeva grandi proprietà terriere e aveva, fin da epoca pre-Carolingia, rappresentanti nel governo della Valle Camonica. In quel periodo storico a cavallo del XII e XIII secolo, questa nobile stirpe era anche imparentata direttamente col potente vescovo di Brescia, Giovanni Griffi che, eletto nel 1182, come tutti i Vescovi di Brescia, per tutto il medio evo, aveva assunto anche il titolo di "Duca di Valle Camonica".
    La storia di Losine rimase dunque strettamente collegata per molti secoli a questa antica e potente famiglia che, di chiara origine Longobarda (già nel 800 nel proprio stemma nobiliare era raffigurato un "griffo" rampante), aveva conservato i propri possedimenti anche sotto i Franchi e li aveva ulteriormente ampliati, con acquisizioni e matrimoni, sotto la Curia bresciana che dall'XI secolo aveva esteso il suo potere politico-religioso e temporale anche sulla Valle Camonica.
    La famiglia Griffi, come era spesso in uso a quei tempi (ma pure oggi !) aveva stretto anche privilegiati legami parentali e di interesse con altre grandi famiglie camuno-bresciane tra cui la famiglia dei potenti e influenti Martinengo che a loro volta avevano ricevuto, sempre dalla ricchissima Curia di Brescia, vasti infeudamenti in alta e media Valle. Losine restava comunque un piccolo borgo montano e solo nel 1300 la chiesa fu autorizzata ad avere il suo fonte battesimale e a gestire le proprie decime che venivano regolate e amministrate da un sacerdote presente in loco e che poteva anche officiare tutte le numerose funzioni religiose.
    Nel 1311 l'imperatore Enrico VII, volendo equilibrare la presenza e il potere in Valle Camonica della Curia di Brescia, nominò Stefano Griffi all'ambitissima e influente carica di Vicevicario Imperiale della Valle. Con delibera imperiale, sempre di Enrico VII, nello stesso anno, Giovanni Griffi da Losine, a dimostrazione dell'importanza della famiglia, ricevette in feudo le terre e il castello di Bione, in Val Sabbia. I Griffi, il ramo principale dei quali si era apparentato anche con la più potente famiglia guelfa camuna: i Nobili di Lozio (maggiore sostenitrice degli interessi e del potere del Vescovo e della Curia sul territorio camuno-sebino), videro calare la loro influenza politica ed economica durante il travagliato e burrascoso periodo visconteo, anche perchè, nel 1389, Tomaso Visconti colpì con un bando una delle figure più importanti della casata: Albertino Griffi da Losine. I Griffi di Losine furono comunque presenti alla famosa pacificazione del 1397 con Graziolo Griffi.
    Questa pace, sancita con solenni giuramenti e con tante benedizioni, al ponte Minerva poco a sud di Breno, era stata imposta alle fazioni che si erano venute a formare in Valle Camonica tra Guelfi (sostenitori del vescovo di Brescia) e Ghibellini (affrancati all'Impero fin dal tempo di Federico Barbarossa) e che tanti lutti avevano provocato (e che avrebbero anche in seguito arrecato) alle genti camune. Nel 1402 i Guelfi della media Valle Camonica, che facevano capo ai Nobili e ai Griffi, che malgrado le solenni promesse dei Visconti, poco dopo questa pace si erano visti messi in difficoltà dal nuovo padrone della valle (il Duca di Milano, chiamato a pacificare e divenuto invece il nuovo padrone e Signore), costruirono due muniti e ben armati fortilizi a Losine ed a Niardo. Queste rocche, che erano state edificate a cavallo e sorveglianza delle due rive dell'Oglio, servirono come base a gruppi di uomini armati fedeli ai Griffi, per disturbare le truppe ghibelline, che facevano riferimento alla famiglia Federici sostenuta dai Visconti, che si erano installate nel possente castello di Breno.
    Nel 1403 le schiere guidate dai più vivaci rampolli dei Nobili e dei Griffi, con alcune azioni di aperta "guerriglia" (termine moderno per descrivere queste azioni poco più che banditesche), oltre a razzie di bestiame e alla uccisione di alcuni "famigli" dei Federici, inflissero pesanti perdite alle guardie del Podestà di Valle Camonica, Ottone Spinola, uccidendo anche il suo delegato il Connestabile Guglielmo d'Arquale.
    L'episodio più importante (e storicamente più volte ricordato anche nelle pagine dedicate al paese e alla valle di Lozio e alla famiglia Nobili) fu al culmine (tragico e funesto) di queste contese, scorribande, vendette e faide: il massacro indiscriminato di tutta la famiglia Nobili per mano dei Ghibellini camuni condotti dai Federici che, preso d'assalto in piena notte, irruppero improvvisamente nel munito castello posto al vertice della stretta valletta: era il Natale del 1410. Uccisero tutti gli appartenenti alla famiglia guelfa (esclusi due giovinetti che per studi erano a Brescia e a Bergamo) e molti dei famigli, che erano al suo servizio. Anche i Griffi, pure loro di parte guelfa, dopo che i Nobili erano stati spazzati via, vennero colpiti e diversi furono gli espropri e le spogliazioni che dovettero subire.
    Molti membri della famiglia si dovettero anche allontanarsi dalla Valle Camonica, per attendere tempi migliori. Dopo la pesante e soffocante dominazione Viscontea e, in molti casi, un lungo esilio, la Serenissima Repubblica Veneta, dopo la prima vittoriosa campagna in Valle Camonica, nel 1428, restituì agli alleati Guelfi, e quindi anche ai Griffi, quei possedimenti e beni che erano stati donati, dai Signori di Milano, alle più fedeli famiglie ghibelline, prima di tutte ai Federici, che si videro espropriati di numerose terre e benefici. Gli stessi Federici però passeranno poi, a più riprese, a sostenere in tempi e modalità diversi, in alcune circostanze, a seconda dei vincitori di turno, sia i Milanesi che i Veneziani, ricevendone in cambio altre prebende.
    La famiglia Griffi, ritornata in possesso di molti dei propri beni e riacquistata (in parte) l'antica potenza, si adoperò a favore di Venezia, anche nelle successive vicende guerresche contro Milano che sconvolsero la Valle dal 1446 al 1448. Dopo la pace di Lodi, del 9 aprile 1454, la Serenissima acquisì il completo controllo militare su tutte le valli bresciane e bergamasche e adottò subito una linea di condotta politica che portò ad un rapido decadimento del potere e dell'autorità di origine feudale dei nobili e delle potenti famiglie locali.
    Conseguenza diretta di questa vasta azione amministrativa e politica fu la nascita di varie e distinte realtà locali e il "Comune di Losine" che comunque, come in molti altri borghi della Valle, si era già costituito in "Vicinia" all'inizio del 1400. La Vicinia era nata in contrapposizione allo strapotere e alle angherie dei feudatari locali, la Vicinia si realizzò per amministrare alcuni beni e proprietà comuni, per poi trasformarsi in un vero e proprio organo amministrativo che in seguito, subendo ulteriori modifiche, giunse a formare il primo embrione dell'entità comunale, in cui si gestivano anche proprietà in comune ma addirittura i calendari liturgici e i giorni festivi. Era retta da "Consoli" eletti ogni anno dai Capifamiglia, denominati come "fuochi" (nuclei familiari) e dai residenti denominati "Originari" e coadiuvati nelle pratiche amministrative dai "Reggenti". Compito principale (originario) era quello di regolare uno sfruttamento equo del patrimonio comune formato da boschi, segherie, forni, fucine, calchere, mulini, segaboli e dalle numerose malghe e alpeggi. Questi beni erano dati in appalto ai cittadini che ne facevano richiesta e assegnati, tramite incanti pubblici che si tenevano in piazza, la domenica, dopo la Messa Grande. Le riunioni della Vicinia si tenevano nella casa comunale e, durante il periodo invernale, per il freddo, nelle tiepide e accoglienti stalle. L'elezione dei Consoli e dei Reggenti avveniva per ballottaggio (con delle "balle" ossia delle piccole palle di pietra o legno colorato) in quanto la maggior parte degli aventi diritto al voto (i Vicini) erano analfabeti. Nelle riunioni generali venivano prese tutte le decisioni che poi regolamentavano i rapporti, non solo tra i "vicini", ma anche con la Curia, i feudatari e le comunità confinanti. La Vicinia si trasformò in una entità amministrativa autonoma riuscendo ad assorbire e acquistare gradualmente numerosi beni immobili e vasti possedimenti terrieri dei Griffi, dediti ormai alle professioni notarili o al commercio. Molte di queste proprietà venivano poi gestite in modo comunitario e tutti i capo-famiglia potevano partecipare, con piena responsabilità, alla trattazione degli affari della comunità. In alcune relazioni ecclesiastiche e vescovili, ma anche nel "catartico" del Da Lezze per la Serenissima, nel 1400 e nel 1500 risulta però evidente la miseria e la povertà in cui agivano e vivevano gli abitanti della zona e del piccolo borgo, tanto che questi non potevano neppure permettersi di mantenere un proprio sacerdote che doveva fare, a sua volta, il contadino e l'allevatore, per poter tirare avanti.
    Nel 1571 vennero istituiti i Vicari Foranei e Losine rimase legato alla Vicaria di Cemmo fino al 1777 per poi passare sotto quella di Breno. Nel ventennio fascista, come per molti altri piccoli paesi delle nostre vallate, Losine fu aggregato amministrativamente al comune vicino più grosso e popoloso: Breno. Ridivenne comune autonomo nel 1949.



Copyright © INTERCAM Darfo Boario Terme (Brescia) - Italy