Questa bella ma impervia e stretta valle, su cui insistono i due paesi di Paisco e di Loveno e molti altri piccoli e caratteristici agglomerati di case rurali o cascine, per la sua collocazione geografica e le grandi difficoltà a percorrerla, ha mantenuto, per secoli, un certo isolamento con il resto della Valle Camonica. Notizie di insediamenti abitativi o di gruppi organizzati in broghi o castellieri prima dell'XI secolo non si hanno con certezza ma la ricchezza in zona di minerali di ferro avrebbe attratto nella zona una notevole attività di carbonai e minatori fin da epoca precedente l'anno Mille.
Anche la vicinanza della Val di Scalve (attraverso il passo del Vivione) dove, fin dalla preistoria, vi era una forte attività legata alla lavorazione dei metalli, fa pensare ad alcuni insediamenti, forse stagionali, di lavoratori impegnati nell'estrazione del minerale grezzo e in tutto il ciclo della primitiva metallurgia. Della storia più antica dei due borghi si sa realmente poco e solo nella famosa relazione, il "Catastico", fatta dal rettore Giovanni da Lezze, nel 1610, delegato dalla Serenissima Repubblica Veneta, si trovano accenni alla a Paisco "era terra posta tra boschi, molto selvatica, con poco terreno arativo et la maggior ricchezza consiste in alcune vene di ferro et un forno et gli abitanti tendono tutti al cavar e condur vene e tagliar et condur carboni et far ferro et vi è anco un molino e una rasega ....". Mentre per l'ancora più piccolo borgo di Loveno il Da Lezze scrisse che era la "terra più selvatica di questa valle (Camonica). L'isolamento in cui erano confinati i due minuscoli borghi non evitò però che la grande peste del 1630, portata in valle dalle truppe dei Lanzi(chenecchi), facesse numerose vittime tra la già scarsa popolazione che venne falcidiata dal terribile morbo, tanto che si era ridotta a poche decine di persone. Paisco e Loveno già prima del 1500 e durante il primo periodo della dominazione Veneta, formavano una unica entità comunale ed erano amministrati congiuntamente. Dal 1600 restarono divisi anche amministrativamente per i tre secoli successivi, sotto Venezia, l'Impero Austro-Ungarico e il Regno d'Italia, fino al 1928, quando furono di nuovo uniti in un unico comune. |