PRESTINE


    Nella zona dove attualmente sorge il piccolo borgo di Prestine, abbastanza isolata e laterale alla Valle Camonica, ma non distante dall'antichissimo sentiero che saliva verso il passo di Crocedomini, sono state rilevate tracce di primitivi insediamenti umani, di epoca preistorica.
    In questa valletta la storia dovette scorrere per millenni simile a quella di altri piccoli villaggi Camuni e proprio in questo sito, dovette sorgere un antichissimo insediamento rurale con una sua autonomia e che si collegava anche direttamente ai luoghi sacri presenti nella zona: siti, di solito elevati, in cui gli antichi sacerdoti, i Druidi, celebravano la loro unione con la spiritualità della natura. Proprio in questo luogo, doveva sorgere un primitivo castelliere di antichissima origine, trasformato poi in una rocca o in un munito castello, i cui resti erano ancora, chiaramente ben conservati, fino al 1870 e di cui si ha una certa memoria. Notevoli e certe sono le testimonianze di questa area fortificata e abitata: in una cascina posta nei pressi di una rupe chiamata "èl Castelar", raggiungibile lungo via Castello (termini entrambi significativi), sono ancora visibili una bella arcata a tutto sesto, alla porta della stalla e un grande muro di sostegno in pietre lavorate e nel prato che si apre attorno degli altri ruderi.
    Più recentemente sono stati trovati alcuni reperti databili al periodo della dominazione romana. Questo sito fu certamente luogo di rifugio e riparo per le genti camune della montagna circostante durante le scorribande di predoni e di sbandati che in epoca postromana e medioevale transitavano in zona e compivano le loro predazioni contro le indifese popolazioni contadine e a più riprese colpirono il popoloso, ricco e vicino borgo di Bienno. La posizione defilata e poco esposta della valletta e del minuscolo altopiano su cui sorgeva l'antico borgo di Prestine però sembra che abbia fatto sì che la storia di questo piccolo paese, in parte si distinguesse da quella di tanti altri paesi montani della Valle Camonica.
    Poco accessibile e con un terreno poco produttivo e scarsamente coltivato, di questa piccola e scoscesa zona non si hanno, in epoca medievale, riferimenti alle solite investiture feudali da parte del vescovo di Brescia, che aveva assunto anche il titolo di Duca della Valle Camonica, e la piccola comunità, molto chiusa e indipendente, godeva di una certa autonomia politica e di culto.
    Questa relativa libertà non dispensava però i Prestinesi dal pagare le decime all'antica e vasta Pieve di Cividate, da cui dipese per il fonte battesimale fino a quando questo venne concesso (dopo lunghe e difficili trattative) anche al non lontano paese di Bienno a cui poi Prestine fece riferimento. La "Società degli Originari", nata nel Medio Evo come forma di protezione dalla presenza di "forestieri" che (scarsi) volevano, dopo avere avuto la residenza, entrare a pieno diritto nella amministrazione del paese, sopravvive tuttora (come in altri paesi della Valle Camonica), originariamente era un accordo tra cinque antiche famiglie prestinesi sull'uso delle malghe e dei boschi comunali.
    Nel 1432, dopo che la Valle Camonica era già stata in gran parte conquistata dalle truppe della Serenissima Repubblica di Venezia, una grossa banda di famigli e balordi agli ordini di Antonio Federici di Edolo, che per convenienza politica si era alleato alle truppe del Duca di Milano, Filippo Maria Visconti, compì una sanguinosa, violenta e improvvisa incursione nel paese che venne in gran parte danneggiato e dato alle fiamme. Rimasta fedele e legata alla Repubblica di San Marco, la piccola comunità di Prestine fu risarcita da questi danni, nel febbraio 1433, con una ordinanza del Senato Veneto, che concedeva l'esonero da ogni imposta per il periodo di dieci anni. Questi privilegi (che erano abbastanza frequenti verso quelle comunità che avevano subito danni naturali o bellici dovuti ai nemici della Repubblica) vennero poi riconfermati più volte in seguito (anche se in modo limitato).
    Il Rettore veneto, Giovanni da Lezze, nel 1610 annotava nel suo "Catastico" come "Prestine fosse separato dall'università della Valle Camonica e dal suo estimo e pagasse separatamente le imposte". In quel tempo erano registrati al catasto veneto 2 fucine e 2 mulini, che rispecchiavano chiaramente le occupazioni degli abitanti, dediti specialmente all'agricoltura e alla pastorizia ma in buona parte anche alla lavorazione delle "ferrarezze" (lavorazione del ferro e delle sue leghe): come per la vicina e più importante Bienno, molto nota, anche fuori dalla Valle Camonica, era la produzione locale di lamiere, grondaie, padelle e attrezzi per l'agricoltura.
    Tragico fu, per Prestine, il 1634: una grossa frana, staccatasi dalle pendici della montagna a est del paese, a causa delle continue e persistenti precipitazioni, che avevano colpito la zona da giorni, invase e ostruì completamente l'alveo del torrente Grigna che ingrossato a dismisura straripò e, allagando il borgo, portò alla distruzione di alcune abitazioni e della parrocchiale che erano posti nei pressi del tumultuoso corso d'acqua.
    Un'alluvione simile fu segnalata anche nel 1905, fortunatamente i danni non furono rilevanti, e non vi furono vittime.
    Anche il piccolo borgo di Prestine ha conosciuto, negli anni, la triste realtà dell'emigrazione di suoi paesani per cercare, anche in terre lontane, una vita migliore o del lavoro: negli anni 1904/1905, su una popolazione censita di 816 Prestinesi, furono 74 ad emigrare. Ancora più consistente fu la partenza di molti negli anni tra il 1946 e il 1960: su una popolazione di 773 residenti furono ben 215 a emigrare.
    Nel 1927, per la legge che prevedeva l'accorpamento dei centri più piccoli con quelli più popolosi, Prestine fu aggregato al più importante e vicino comune di Bienno ma, nel dopoguerra, nel 1947, riacquistò la sua indipendenza amministrativa.



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