TEMU'


    La storia di Temù, fin dai primordi, vista la vicinanza e la continuità territoriale, unita anche dalla lunga comunanza politico-amministrativa, è legata a quella di Ponte di Legno e agli altri piccoli borghi (Villa D'Allegno, Pontagna ecc) sorti nell'estrema propaggine nord della Valle Camonica, alle pendici vallive poste di fronte al massiccio dell'Adamello e su quella linea di confine che per millenni, passando per il monte Tonale e il suo passo, è stata linea divisoria naturale tra la Lombardia e il Trentino.
    Fu solamente verso la fine del 1700 che il Senato veneto, con una apposita delibera dogale, diede autonomia, creandoli comuni amministrativamente indipendenti, gli antichi paesi di Villa D'Allegno, Pontagna e appunto Temù.
    Come scritto anche nella storia di Ponte di Legno il nome "Daligno" risulta citato per la prima volta nel 994, mentre con atto notarile del 1158, è documentata l'infeudazione, da parte del Vescovo di Brescia Raimondo, della potente famiglia bresciana dei Martinengo, in alcune proprietà della Curia, con benefici e possibilità di riscossione tasse e decime.
    Circa duecentocinquant'anni dopo sulle terre di Temù, nel 1388, gli stessi diritti di riscossione vennero elargiti, con conferma nel 1399, a Francesco da Pontagna, nella veste di sindaco e procuratore a Dalegno, che agiva ancora in nome del Vescovo.
    La Curia bresciana, che era beneficiaria di diritti su vastissimi territori, vista la lontananza della città dall'alta valle e nell'impossibilità di raccogliere direttamente le tasse e i balzelli, incaricò a più riprese per la riscossione dei diritti feudali e delle decime, dei suoi rappresentanti nominati tra i membri di alcune famiglie camune e nel 1442 i temunesi Pietro Capelli e Giovanni Segalini vennero investiti di questo importante e lucroso compito.
    Le prime chiese, nucleo importante per ogni borgo, che furono costruite a Temù e Pontagna furono quelle dedicate a San Bartolomeo e a Santa Maria ma, per secoli, dovettero dipendere dalla più antica parrocchia di Ponte di Legno.
    Era il 1410 quando il signore di Milano, Giovanni Maria Visconti, in una delle tante concitate fasi delle continue guerre tra il Ducato milanese (con i Visconti e poi gli Sforza) e la Serenissima Repubblica Veneta, creò una "Contea Franca" che si estendeva territorialmente su tutta l'alta Valle Camonica. Questa zona era indipendente sia dalla giurisdizione bresciana che da quella camuna (con sede a Breno), aveva organi amministrativi e di Jureconsulto di alta e bassa giustizia e comprendeva i feudi di Mu, Dalegno ed Edolo.
    Infeudato nella neonata contea fu un Giovanni della potente e ghibellina famiglia Federici. Ma pochi anni dopo i milanesi furono definitivamente cacciati dalla Valle Camonica dalle truppe della Serenissima Repubblica Veneta. Il Senato veneto, malgrado l'aperta partigianeria di numerosi dei Federici per Milano e i continui cambiamenti di parte degli stessi, confermò, agli eredi di Giovanni alcuni dei diritti feudali in alta Valle.
    Temù, ancora piccolo borgo posto sulla strada che conduceva verso Ponte di Legno e il Tonale, vide, durante la dominazione Napoleonica, il periodo dell'Impero Austro-Ungarico e poi nel Risorgimento italiano, il continuo passaggio di truppe sia Francesi, che Austriache che Italiane.
    Durante il primo periodo del Regno d'Italia e fino all'inizio del ventennio fascista, anche a Temù, come in altri poveri borghi della Valle Camonica, si presentò il triste ma inevitabile fenomeno dell'emigrazione per molti, specie giovani, che dovettero andarsene dal proprio paese e cercare fortuna e lavoro lontani dalla casa natale: negli anni 1904/1905 furono 34 i Temunesi, su una popolazione di appena 415 residenti ad emigrare, mentre negli anni dal 1946 al 1960, dai dati in nostro possesso, su 1329 iscittti all'anagrafe, furono 279 ad allontanarsi dal paese.
    Come Ponte di Legno, anche Temù era posto nelle dirette prime retrovie sul fronte di guerra nel primo conflitto mondiale. Il massiccio dell'Adamello, che domina dall'alto il paese, fu teatro di sanguinose battaglie, di cruenti scontri e di atti di eroismo tra gli alpini Italiani e quelli Austro-Ungarici. Questo periodo storico è ricordato nelle varie stanze del bel museo della "Guerra Bianca" che, sorgendo proprio a Temù, ha assunto anche un particolare significato evocativo e simbolico. Lo stesso sito mussale è stato ora spostato in una ltro edificio, sorto al centro del paese, ma, per "incomprensioni" tra gestori e comune, ha in parte perso la sua centralità per tutta la "Guerra Bianca" la cui sede principale è stata spostata a Colico. Solo nel 2009, il sindaco Corrado Tomasi (poi anche presidente della Comunità Montana di Valle Camonica) e il presidente dell'associazione, che da sempre gestisce il museo, Walter Belotti, hanno siglato l'accordo per i successivi 30 anni di comodato che garantirà al Museo la sua nuova sede a Temù, anche se a Colico, al forte Montecchio, è posta la "centrale operativa". Come nella vicina Ponte di Legno, anche a Temù, dagli anni '80 del 1900, si è sviluppata una forte vocazione turistica evidenziata da un notevole sviluppo dell'edilizia residenziale che ha cambiato il volto dell'antico borgo. Dal 2008 è stato anche inaugurato il "grande sogno" un demanio sciiabile di grande rilevanza che compende tutto il territorio adamellino da Temù, a Ponte di Legno al Tonale.


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